Il mandolino

Salvo

Il mandolino

 

Suonatori di mandolino ne sono rimasti pochi: uno degli ultimi era Pietro Cucinella, mandolinista e violinista dilettante, ma dotato di grande tecnica nell’esecuzione di ballabili e canzoni  napoletane: con lui ho suonato, accompagnandolo, infinite musiche tipiche, tanghi, mazurke, valzer, beguine, sambe, brani di operette, che una volta si suonavano nei “saloni”, cioè nelle botteghe dei barbieri. Non so se ultimo, va ricordato Gianni Allegra, il  suonatore di strumenti a plettro del gruppo dei “Lautari”, particolarmente nel brano cantato da Carmen Consoli “Ciuri di campu”, tratto da una poesia di Peppino Impastato  e Francesco Moneti, mandolinista e strumentista dei Modena City Ramblers.

Il  mandolino è uno strumento musicalmente eccezionale, ma quasi dimenticato. E’ nato a Napoli nel verso la metà del ‘600 ed è rimasto uno strumento legato alla musica popolare. I fratelli Vinaccia, famosi liutai, ne promossero la produzione creando esemplari con intarsi in avorio o in madreperla, e applicandovi le corde d’acciaio. Anche la cosiddetta “musica colta” ha preso in considerazione le sonorità e l’espressività del suono del mandolino: Antonio Vivaldi compose un concerto per mandolino, (Concerto in Do maggiore Op.3 n.6), e due concerti per due mandolini e orchestra, Mozart lo inserì  tra i suoni del suo Don Giovanni e Beethoven ne scrisse quattro sonatine.

Su  Wikipedia c’è una descrizione completa: “Possiede un timbro delicato, molto espressivo e ‘cantabile’, con una componente di riverbero che fluidifica e omogeneizza l’effetto del tremolo. La sonorità è dolce e argentina. A confronto con la sonorità di strumenti aventi un disegno più moderno, si svela intubata e gutturale, in particolare se le corde vengono pizzicate lontano dal ponticello, mentre la definizione è sempre eccellente su tutta l’estensione; i sovracuti risultano brillanti e nitidi arrivando a essere decisamente pungenti, se suonati in prossimità del ponte….La proiezione non è il suo punto forte mentre la dinamica è ottima, a patto di non costringerlo a ricavare più suono di quanto esso sia capace. Il rapporto segnale/rumore sulle corde basse varia sensibilmente in funzione della forza e dell’angolo d’impatto del plettro, in particolare migliora man mano che l’esecutore si sposta verso la tastiera, mentre su quelle alte resta praticamente costante. Il mandolino classico rimane uno strumento dalla voce ‘piccola’ ma estremamente espressiva, capace di diventare languida e perfino sdolcinata, e dà il meglio di sé con un plettro rigido ma non troppo spesso, di forma allungata.”. Accessorio indispensabile  per suonarlo è il plettro, che, attraverso il tremolo determina la sonorità dello strumento.

 

Nella foto: Salvo Vitale, bassista  e mandolinista del Collettivo Musicale Peppino Impastato

 

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