Intervista a Salvo Vitale
INTERVISTA
hubertpennino97@gmail.com
rilasciata a un giovane giornalista, Hubert Pennino, che ha rielaborato il testo, reperibile sul suo blog https://hubertpennino.wordpress.com
1) A che età e in che circostanza ha conosciuto Peppino Impastato?
Ho conosciuto Peppino quando frequentavamo assieme il Liceo Classicvo di Partinico: io avevo 18 anni (1961-62) e lui era al primo anno, assieme a un gruppo di ragazzi di Cinisi, ai quali era molto legato e che facevano quasi tutti parte della sezione giovanile del PSIUP (Partito socialista di unità Proletaria)
2) Quali battaglie avete condiviso insieme? Qual è stata quella più bella? Quale invece più deludente?
La battaglia più intensa è stata quella contro l’esproprio delle terre per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Punta Raisi. Il contatto con i contadini, con i loro problemi, il loro dramma del restare senza terra e senza lavoroci ha messo dentro una dimensione sociale alla quale poi siamo rimasti sempre vicini politicamente.L’altra battaglia è stata quella contro la speculazione edilizia e la devastazione del territorio a Cinisi, legata a interessi e investimenti mafiosi, particolarmente quella contro la costruzione del villaggio turistico Zeta dieci e quella contro la costruzione di un palazzo a otto piani di proprietà di un mafioso locale.
3) Com’è iniziata l’esperienza di Radio Aut e soprattutto perché non avete mai pensato di ingrandirvi e diventare un’emittente nazionale?
L’esperienza è cominciata grazie alla possibilità di potere disporre di un vecchio trasmettitore a valvole appartenuto a un’emittente palermitana, Radio Apache, che aveva chiuso l’attività. La Radio non aveva mezzi e non faceva pubblicità, quindi, con l’autofinanziamento di gente, in gran parte studenti e disoccupati, non si potevano fare grandi cose, a parte la possibilità di farci sentire nella zona.
4) Quando Peppino è morto, in che modo lei è venuto a saperlo? Come ha reagito?
Mi è stato comunicato da alcuni compagni, che a Cinisi erano venuti a conoscenza di quello che, in un primo momento era stato definito un attentato terroristico. Sulla mia reazione che dire? Fu come sentirsi tagliare una parte di te stesso.
5) Cos’ha pensato quando ha saputo che i Carabinieri stavano seguendo la pista sbagliata nelle indagini su Peppino?
Che erano dei bastardi e che stavano agendo secondo quello che la mafia voleva si facesse credere, e secondo le intenzioni di chi aveva ideato e messo in scena l’omicidio.
6) Cosa pensa di Felicia Impastato e della sua instancabile lotta al fianco di Peppino sia quando egli era vivo che dopo che è morto?
Felicia è stata una donna eccezionale, sia per la sua scelta di volere ad ogni costo ottenere giustizia, sia per il suo giornaliero rapporto con i ragazzi che andavano a visitare la sua casa.
7) Quando Badalamenti è stato condannato, qual è stato il suo primo pensiero?
Era una cosa in cui speravo e che aspettavo. La mia prima sensazione è stata quella che ti prende quando sei alla fine di un percorso: ti senti stanco, ma, per qualche verso senti che di là in poi ti mancherà qualcosa per cui continuare a lottare.
8) Come ha reagito alla morte di Felicia?
Era una morte annunciata. Felicia aveva fatto il suo tempo, aveva concluso serenamente la sua lunga ricerca di giustizia seppellendo tutti gli assassini di suo figlio, compreso, per ultimo Tano Badalamenti, morto sei mesi prima di lei in un carcere americano.
9) Cosa ne pensa di chi si ricorda di ricordare Peppino soltanto il 9 maggio e per i restanti 364 giorni dell’anno se ne frega?
E’ chiaro che costoro di Peppino non hanno capito niente. Non basta un ricordo episodico, ma occorre una lotta giornaliera per cambiare prima di tutto se stessi e poi le strutture della società che ci circonda.
10) Se, in questo momento, avesse davanti Peppino, Felicia, Falcone, Borsellino, Padre Puglisi e Rita Atria davanti, cosa direbbe loro? Porgerebbe loro delle domande? Se sì, quali?
Nessuna domanda: sarebbe come incontrare degli amici e mi aggregherei a lorom per un cammino comune sull’autostrada delle nostre idee e del nostro impegno sociale.
11) Se, invece, si dovesse trovare davanti a Badalamenti, Riina, Provenzano e Matteo Messina Denaro? Cosa farebbe?
Costruirei un invaso in cui si scarica tutta la merda possibile e li lascerei lì dentro a marcire
12) Dopo gli anni condivisi con Peppino e i 38 passati dalla sua morte ad ora, cosa pensa di Peppino?
Che era anche lui un compagno di strada, un amico e uno di quei tanti uomini, soprattutto ragazzi, animati da una forte voglia di creare una società di uguali, se preferisci, una società “comunista”, ma che, diversamente da altri ha reagito, anche contro suo padre, ed ha scelto di comunicare le sue idee, per cercare gente, anzi, compagni con cui costruire insieme.
13) Se avesse la possibilità di rivolgersi contemporaneamente a tutti gli studenti italiani e parlare con loro, cosa direbbe?
Non faccio il profeta: il messaggio è semplice:Incontrarsi, guardarsi attorno, discutere e poi inventare quello che si può fare, trovando i mezzi e il metodo per realizzarlo: senza grandi proposte nè voglia di cambiare tutto il mondo, ma solo la piccola sfera in cui viviamo. Che comunque è un punto di partenza. Ma la domanda può trovare una migliore risposta in questa mia vecchia “Predica”: Ciao.
Predica
Non chiedetemi nessun tipo di soluzione,
siete voi a doverla cercare.
Non aspettate che il verbo scenda dall’alto,
basta cercarlo, è dentro di noi.
Non cercate l’uomo in cui identificarvi,
la vostra identità è migliore, è la migliore.
Non scambiate le buffonate per cose serie,
vogliono rubarvi la vostra capacità di ridere.
Non fatevi convincere a consumare un prodotto,
ogni frase nasconde un’insidia per i vostri soldi.
Non lasciatevi imprigionare dal “tu devi”,
nessuno può ordinarvi cosa dovete fare.
Non perdete il gusto di affondare gli occhi
Nel mare, nel cielo, nella luna, in un fiore.
Le barriere che mettiamo nei rapporti con gli altri
sono limiti al nostro modo di essere,
I paletti che mettiamo quando diciamo di amare
ci impediscono di sprigionare la potenza dell’amore
Non cercate rifugio nel cielo, nell’altro mondo,
le risposte, se ci sono, sono lì dove viviamo
E , per favore, non crescete i figli come robot,
hanno una loro identità che non è la vostra.
Invece del “voi” avrei dovuto usare il “noi”,
perché neanch’io posso tirarmi fuori con una predica.
22.05.2013