E’ morto Gigi Burruano
E’ morto Gigi Burruano. E’ stato un attore completo, uno di quelli che ha illuminato la cinematografia e il teatro in Sicilia, portando in scena tutta l’espressività, l’identità spesso nascosta o dimenticata, il modo di essere autenticamente “siciliano”. Lo ricordo quando, durante le riprese del film “I cento passi”. dove ha superbamente interpretato la parte di Luigi Impastato, assieme a Toni Sperandeo, prima di andare in scena si recavano al negozio di Giovanni Impastato e, senza mezzi termini gli dicevano: “Cucì, pigghia u vinu”. Solo dopo una buona bevuta si poteva girare il film. Ecco un suo ricordo in questo post di Daniele Billitteri (S .V.)
Addio Rancutanu
Gigi lo conoscevo dalls fine degli anni Sessanta. Io frequentavo I Travaglini, pionieri del cabaret palermitano, da spettatore e, ai tempi, anche lui. Gigi, figlio di dentista, lavorava lì vicino, credo in una società immobiliare o finanziaria. Insomma, come avrebbe detto lui stesso, era un “sucanchiostru”. Quando levava mano dall’ufficio, metteva mano ai Travaglini nel senso che si infilava e andava assistere alle prove del gruppo che faceva capo al mio collega Salvo Licata. Ma non era tipo da starsene in disparte nel piccolo club di via XX Settembre 40. Così come Giorgio Li Bassi, Gigi non aveva mai recitato, ma un pomeriggio raccontò a modo suo la domenica di un tifoso del Palermo allo Stadio. E Salvo Licata capì chi aveva davanti. Lo convinse che sarebbe stato sufficiente che raccontasse sul palcoscenico la stessa cosa alla stessa maniera ed era fatta. Le stesse cose che Vito Parrinello disse a me: un buon viatico, fatte le dovute e rispettose proporzioni.
Fu un successo. C’è da dire che la stagione era particolarmente felice e già dai primi anni Cinquenta i nomi di Roberto Ciuni e Vittorio Fagone si imponevano all’attenzione tra gli autori teatrali, qualche anno dopo sarebbe nato il Piccolo Teatro, poi Il Teatro dei 172, poi la Compagnia dei Draghi di Nino Drago, sarebbero arrivati Michele Perriera, Gabriello Montemagno, Beno Mazzone e, ovviamente, Salvo Licata, inventore del cabaret palermitano e mentore di Li Bassi e Burruano ma anche di Giacomo Civiletti e, nel campo musicale, di Mario Modestini e del “notaio Marsala”, brillante pianista e compositore. E “il sarto” Scaldati riscaldava i motori del drammaturgo autodidatta, maestro di generazioni di attori.
Era una Palermo che parlava. Parlava ai borghesi colti e ai parvenu ignoranti e arricchiti col brivido masochista dello sberleffo antagonista che veniva da quel tavolaccio umido da teatro off tutto da ridere. Beffardo, pure. Ai Travaglini ti davano aggratis un piatto di pasta. Ma ci mettevano tanto di quel peperoncino che non potevi non bere e certo non acqua. E il vino lo pagavi a sangue di papa. Sempre a Palermo siamo.
Burruano navigava quei mari spumeggianti come una barchetta di carta inaffondabile e cominciò a risalire la corrente come un salmone che va a deporre le uova là dove è nato. Inarrestabile, richiestissimo dal Grande Schermo, mi piace ricordarlo nella maiuscola interpretazione di Luigi Impastato, il padre di Peppino, nel film i Cento Passi. Lì ci sarebbe voluto un premio che non venne. Ma “il mio” Burruano è quello di “Palermo oh cara”!, una sorta di singolare opera collettiva alla quale misero mano un po’ tutti quelli che ci recitarono. Lui aveva una parte-cerniera, presente in tutti i momenti dello spettacolo. Era l’inquietante personaggio di Rancutanu, un po’ capocomico, un po’ boss, un po’ ubriacone, un po’ demiurgo, un po’ guru. Un po’ stupendo. Burruano-Rancutanù. Fa pure rima. Ma non era quello l’unico punto di contatto.
Personaggio sopra le righe attraversò tutti i pianeti del sistema solare palermitano. Pure quello della galera quando accoltello l’ex genero perché, a suo dire, maltrattava la figlia. Una vicenda che riempì i giornali italiani perché Gigi era proprio all’apice della sua carriera cinematografica ed era già famoso ben oltre la cinta daziaria palermitana.
C’è chi ricorda ancora l’entusiasmo dell’arrivo di Gigi all’Ucciardone e non appaia irriverente che lo ricordi qui, adesso, in occasione della sua morte. Prevengo l’ipocrisia di chi lo ometterà nelle prossime ore. Gigi era anche quello ed era grande per questo. C’è una scienza che studia il genoma palermitano e questa scienza passa attraverso il teatro, da Beppe Schiera agli attuali interpreti della palermitanità da sberleffo. Non è forse vero che la finzione è il modo più certo per raccontare la verità? Stasera è di scena Immortali Si Nasce. Sipario, signori: lo spettacolo comincia.