Il ritorno del corvo  (S.V.)

COPERTINA

 

Come può succedere che chi non c’era c’era e chi c’era non c’è mai stato

Nel mio ultimo libro “Cento passi avanti e qualche passo indietro” racconto cinquant’anni di storia nel nome di Peppino Impastato con una dettagliata descrizione di tutte le imboscate, carognate, menzogne, scippi, che alcuni sedicenti compagni di Peppino hanno consumato nei miei confronti. Passi “indietro” rispetto a quelli in avanti, da parte di altri compagni  che hanno portato “avanti “ testimonianze , idee e lotte nel nome di Peppino. Mai al mondo avrei pensato di diventare oggetto di libere e fantasiose ricostruzioni  pubblicate addirittura in un libro di testimonianze su Peppino, nel quale invece non si perde occasione per parlare male di me come un millantatore. Ho dato a tutti precise risposte smascherandone la mistificazione, ma qualcuno,  un tal  Rosolino Puleo, forse a causa dell’età ha perso il pelo ma non il vizio: l’ho visto ritornare sulle sue “minchiate”,  rispetto alle quali il tempo passato,  oltre cinquant’anni, può giocare qualche scherzo nella corretta ricostruzione dei fatti. Spero che si tratti solo di questo, anche se non posso liberarmi dal sospetto che dietro ci sia un progetto condiviso di discredito e diffamazione, secondo le regole di un sistema tipicamente siciliano, del quale non riusciremo mai a liberarci. del tutto. Più recentemente, criticando il mio articolo su “Ciò che è vero e ciò che è falso nei “Cento Passi” , pubblicato sul mio sito “Il Compagno” e su facebook, Puleo scrive, e riporto per intero per non essere accusato di manipolazione:68 Scritta slle case Maltese-Vitale X

“Ho letto per la prima volta l’ articolo di Salvo Vitale Realtà e Fiction nel film i cento passi Larticolo mi ha lasciato molto perplesso perché ho l’impressione che dentro questo miscuglio di realtà e fiction l’ autore abbia perso l’orientamento scorrendo velocemente i punti al numero 17 si parla del giornale L’idea che è nato come L’idea è al contrario di quello che scrive l’autore divento dopo L’idea socialista e spiego perché Il primo numero fu stampato con il ciclostile della parrocchia e non nella sede del PCI che non have a nessun ciclostile Gli altri numeri furono stampati con il ciclostile della federazione provinciale del PSIUP a Palermo Al numero 31 si dice he al circolo musica e cultura non si ballo invece vi fu organizzato il carnevale del 77 Al numero 33 Peppino non poteva parlare con Stefano Venuti perché Venuti non era nel PCI dal 72 anno in cui fu candidato come indipendente nelle liste delPsi Passiamo alla realtà al numero 4 si parla delle cariche della polizia e Salvo e Peppino in prima fila Peppino senza dubbio c’era e come ho ricordato in altra sede senza dubbio Salvo non c’era e questa è una cosa che a Cinisi è risaputa e ricordata da molti di quelli che c’erano Michiedo come mai qui si parla di polizia quando in precedenza sono stato rinproverato perché parlavo di polizia e non di carabinieri Al numero 5 si parla del garage in cui Peppino andò’ ad abitare quando fu buttato fuori di casa dal padre in realtà quando WhatsApp Image 2023-04-23 at 12.54.43Peppino andò ad abitare la era una casa al numero 11 l’autore ci tiene a dire che la scena del litigio tra Peppino e Giovanni non è mai avvenuta Mi chiedo la famosa scena in montagna con Peppino e Salvo che parlano della bellezza e’ mai accaduta al numero 13 si dice che è vera la scena di Peppino che accompagna Salvo a casa e l’ impressione interrogativa di Salvo che vede una macchina seguire quella di Peppino i compagni he erano presenti quella ser dicono che Peppino è andato via dalla radio da solo Per concludere leggo nel libro Peppino Impastato la memoria difficile la testimonianza di Salvo Vitale che dice sono stato in Sardegna dal 70 al 74 dopo la Sardegnasono rimasto a insegnare per 4 anni a Lercara Friddi Mi chiedo quando ha fatto le lotte con Peppino se negli ultimi otto anni di vita di Peppino lui non c’era forse è per questo che nel film si vedono soltanto le lotte per la terza pista nel 68 e Radio Aut del 78 E in questi dieci anni Peppino si er ritirato in convento o aveva fatto delle lotte con alti compagni Ho saputo che Salvo è arrivato a Radio Aut sei o sette mesi prima della morte di Peppino mi chiedo come mai da ultimo arrivato nella storia di Peppino nel film e’ diventato il suo braccio destro. E per finire solo per onestà intellettuale ma ai ragazzi delle scuole lo dici che Peppino non fu arrestato al mulinazzo ma fu un altro compagno

A Puleo ho subito risposto: “Non so perché ti ostini a scrivere questo mucchio di sciocchezze. Nessuno potrà cancellare dalla mia memoria quello che è successo a punta Raisi o quello che ho vissuto con Peppino. Certamente non tu né qualche altro negazionista del cavolo

Accolgo la precisazione che il giornalino “L’Idea” è nato prima come tale e poi è diventato “L’Idea Socialista”: in realtà se qualcuno va a cercare tra i numeri che sono riuscito a salvare e fotocopiare, e a lasciare a Casa Memoria, troverà qualcosa scritta da Salvo Vitale,  ma non c’è nulla scritto da Puleo. Dov’era? Non so se Puleo ha assistito al concerto di fine anno del ’76 e se si ricorda che vi ho partecipato con Piero Impastato. Allego foto. Com’è stato possibile questo miracolo, visto che per otto anni non c’ero?  Forse sono scomparso nel nulla e ricomparso in quella circostanza?  Deduco che Puleo non è stato al “Circolo Musica e Cultura”, durante il carnevale del 77, perché se è vero che lì c’era la sede operativa, lì non si è mai ballato. Tranquillo. Sulle cose che a parere suo dovrebbe sapere tutto il paese, lo invito a portarne una, una sola, sia sulla mia presenza a Punta Raisi, dove sono nato, sia sul fatto che Peppino mi abbia accompagnato a casa la sera in cui fu ucciso: purtroppo Vito Lo Duca, Fanny, Guido Orlando, e tutti coloro che c’erano, sono morti, ma è vivo Giovanni Riccobono, che non era lì per caso e mi ha visto bene andarmene con Peppino, lo ha anche dichiarato. Ma poi tu dov’eri, se alla Radio non ci hai messo mai piede? E poi, mi dici quando ho mai detto che Peppino era stato arrestato al Mulinazzo? : ho visto arrestare con i miei occhi Larenzu u Spirdatu e Franco Maniaci, ma non Peppino: Perché mi fai dire quello che non ho mai detto?

Comunque, ripropongo quanto scritto nel mio libro e in un articolo  pubblicato su “Antimafia Duemila”,  almeno per la parte che riguarda Puleo, per chi ha più voglia di vederci chiaro, anche sui veleni messi in giro da altri compagnucci della stessa parrocchia, sempre con l’avvertenza che io   parlo di me stesso, non giudico e non pretendo di conoscere la vita degli altri gli altri, e rivendico il diritto di difendermi, come sto facendo.

 

15 gennaio 2023

È il tempo di fare i conti, non per rivalsa, ma perché qualcuno potrebbe credere che il festival della menzogna sia verità. Ovviamente ci sono compagni stupendi e altri, ormai erosi dentro dal ruolo di “veri” testimoni di Peppino che si sono assunti. Il vero necessita di un falso cui contrapporsi e il falso se non c’è lo si crea, si aggiusta, si deforma, si identifica in qualcosa o qualcuno che diventa il soggetto da affidare al discredito, anche a costo di ricoprirlo di falsità. La fine di un rapporto è la fine di una chiave di lettura che trasforma in negatività tutto quello che una volta era sembrato splendido e bello.

 

Puleo Rosolino

Cominciamo col primo, Rosolino Puleo. Non lo ricordo. Telefono a Pino Vitale, memoria storica del gruppo, e mi dice che negli anni Sessanta era nel PCI con suo fratello Vincenzo, poi diventato dirigente a Città del Mare. Lo ricorda anche nella sezione FIOMM fondata a Cinisi dallo stesso Pino e da Peppino, e nella Fillea-CGIL dove Peppino nel 1973 si occupò del problema degli edili. Un anno dopo emigrò in America. Chiedo se si trovasse a Punta Raisi al momento degli scontri e mi dice onestamente che non lo sa, perché quel giorno era a lavorare. Neanche io sono in grado di dire se c’era. Io non l’ho visto, anzi  non l’ho notato, perché non lo conoscevo. Invece la sua affermazione è decisa: «Salvo Vitale non c’era» e quello che egli ha scritto, l’ha sentito dire. E da chi? Il suo racconto presenta molte incongruenze, a cominciare dall’inizio: «La polizia arrivò la mattina e dettò una lista di nomi dicendoci: “Ragazzi, voi qui non avete alcun interesse, vi preghiamo di andarvene”. Ma noi siamo rimasti, c’erano i fratelli Saverio e Angelo Sgro, c’era Peppino, Totò Maltese, Giacomino, e altri del gruppo extraparlamentare. Salvo Vitale non c’era. Lui può dire quello che vuole, ma Salvo Vitale non c’era, racconta i fatti del Mulinazzo per sentito dire».

Ebbene, viene il sospetto che forse non c’era Rosolino: infatti non arrivò la polizia, ma i carabinieri, non avevano alcun elenco, nessuna lista di nomi e la prima frase detta dal tenentino di Partinico fu, rivolto alle donne: «Le solite facce… le lavandaie si stiano a casa», con tutto il resto che ho raccontato nei dettagli perché si è svolto sotto i miei occhi. Anche l’episodio dell’operaio comunista alla guida della motopala, che quando si trova i contadini seduti davanti al suo mezzo spegne il motore e se ne va, lascia molti dubbi: intanto le motopale erano due e l’altra si fermò pure, a mezzo metro dai nostri piedi: è assolutamente certo che nessuno dei due palisti avrebbe messo a rischio la vita dei manifestanti, presumibilmente l’ordine era quello di farci spaventare, tant’è che dopo ci caricarono e le botte ancora mi bruciano. Quindi nessun atto di coraggio se non quello di coloro che si erano seduti davanti al mezzo, disposti a tutto. Tra essi ’u zzu Luigi Rizzo, che svenne per un colpo preso in testa e costrinse i picchiatori, preoccupati, a fermarsi. Ma questo il signor Puleo non lo ricorda, perché lì davanti c’eravamo Carlo Caruso, Rocco Munacò, Faro Gaglio e i figli Vito e Iachinu, Vito “’u Persu”, Peppino “Muccuneddu”, Peppino Impastato, suo fratello Giovanni, Giacomino Abbate, io e altri che potrei elencare senza problemi. Non so se c’era questo Rosolino e perché sta arrivando ora a contestarmi la precisa e dolorosa descrizione che ho pubblicato per la prima volta nel 1978 . Secondo la logica di Puleo a me toglievano il terreno, ma non c’ero, a lui non toglievano niente, ma c’era. Oppure che chi aveva , (come me) non difendeva quello che aveva  e chi non aveva, (come lui), lottava per difendere quel che non aveva.  Mah! Il tipo o è convinto che chi legge le sue  stupidaggini sia tanto scemo da credergli, oppure è scemo lui se pensa che qualcuno possa credergli. Tra parentesi, il gruppo della FGCI sceso a Punta Raisi non era di «una quarantina più dieci o quindici extraparlamentari» ma di una quindicina di persone in tutto. E non va dimenticato che un loro esponente, dopo che andai con alcuni espropriandi dal presidente della Regione on. Bonfiglio, il quale promise il dieci per cento anticipato, l’indomani, sotto i miei occhi, disse all’ing. Mammì, direttore dei lavori, che il PCI e il Consorzio Espropriandi si erano accordati e che erano rimasti a protestare solo quattro studenti pseudo-rivoluzionari. In realtà erano rimasti a resistere, ma solo sino al giorno successivo, più della metà degli espropriandi, ma ormai il fronte era stato rotto. Da quel giorno con il PCI ho chiuso, ma, in realtà, non avevo mai aperto. Così come chiusi con il giornale «L’Ora» quando mi dissero che non avrebbero più pubblicato articoli su Punta Raisi, perché l’aeroporto andava fatto.

A proposito, quel giorno vennero da Palermo anche alcuni del Circolo Lenin, guidati da Enrico Basilone, esponente della Fiomm. Se lo ricorda questo, Puleo? Sa che il volantino del gruppo marxista-leninista lo scrissi con la inconfondibile macchina di mio cognato, che aveva in formato maiuscolo anche i caratteri minuscoli? L’originale è a Casa Memoria, controllare per credere. L’accanimento di questa persona lo porta al punto di sostenere che io mi considero «erede culturale di Peppino Impastato» e che mi piglio perciò «’na cantunera di pettu». In realtà la “cantunera di pettu”, e molto grossa,  se la piglia lui nell’attribuirmi questa considerazione, perché io non mi considero erede culturale di nessuno se non di me stesso, senza negare il contributo che Peppino , ma sicuramente non solo lui, abbia dato alla mia formazione politica. L’ultima affermazione è una vera carognata: io «non ho mai avuto contatti con chi ha bisogno e non ho mai messo la faccia davanti ai puvireddi». Che ne sai tu, stronzetto, della mia vita e dei miei contatti con i pescatori, con le donne di Terrasini che portavano avanti, assieme a Peppino, la “rivolta delle pignate” cui fai cenno, dei miei rapporti con i pastori sardi, della fame che ho provato in alcuni momenti, del mio lavoro con i disoccupati e i senzatetto di Partinico, delle mie lotte ambientaliste, dei miei articoli, dei processi, delle mie lotte contro i mafiosi, quelli fuori e quelli dentro i tribunali? Perché questa cattiveria? Forse che io mi sono permesso di giudicare la tua vita e le tue scelte? Vaffanculo!!!…..

 

(Salvo Vitale: “Cento passi avanti e qualche passo indietro” edizioni IOD Napoli 2024  pag. 375 e seguenti)

E, visto che ci siamo, sai di chi era la casa dove, con Peppino, abbiamo fatto quella scritta?. Era la mia, ovvero quella in cui dormivo e studiavo. Sai chi è la donna incazzata, (foto a fondo pagina)mentre in fondo i carabinieri procedono a notificare l’esproprio a mio zio Giovanni (di spalle)? E’ mia madre; se non c’ero come ho potuto fotografarla? E infine, sai chi sono le persone nella foto del concerto di Musica è cultura (c’era ancora l’accento), al concerto del 6.1.1977 a Terrasini, in replica dopo quello fatto a Cinisi una settimana prima? Sono Gaspare Cucinella, Piero Impastato, Salvo Vitale e, di spalle, Ciccio Impastato. Io ti porto prove e nomi e fatti, tu dici solo fandonie. Perchè?

Salvo Vitale78 5 432 esproprio 8 X

 

 

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