Giustizia?
Già nell’ottocento un poeta napoletano, Lorenzo Stecchetti, pseudonimo di Olindo Guerrini, aveva detto: “Va per il mondo la giustizia umana…ed è una gran puttana…” e, continuava nella stessa poesia, richiamando “le leggi umane, le sentenze dotte, il cazzo che le fotte”, per arrivare a questa conclusione::
Guai a chi attende per le vie legali
Vedere il trionfo della sua ragione,
fidente aspetterà, tranquillo e muto
e resterà….fottuto”
A più di un secolo non è cambiato molto, né per il cittadino, che crede in valori come la legalità, la giustizia, ecc., né per chi è vittima della giustizia, a causa della quale ha subito un’ingiustizia, né per chi gode dei vantaggi della giustizia, potendosi permettere, grazie a uno stuolo di legali, di sentirsi al di sopra di qualsiasi giustizia umana: “Cu avi dinari e amicizia – teni nculu la giustizia”. E allora? Bisogna abbandonarsi a uno generale sconforto e credere che l’Italia, la patria del diritto, sia ormai un paese alla deriva, in cui nessun cattivo o colpevole viene punito per come merita? La tentazione è forte. Il caso Berlusconi è stato il più aberrante: quattro anni di carcere, per un comprovato reato di evasione fiscale, altro che sentenza politica, tre condonati e uno abbonato con quattro ore a settimana a raccontare barzellette ai vecchietti. Ma a casa nostra abbiamo infiniti altri casi di scassapagghiara, piccoli rapinatori, coltivatori e spacciatori di cannabis, estorsori, ricattatori, tutti arrestati e subito rilasciati, magari agli arresti domiciliari in attesa di giudizio, Ancora c’è da chiedersi com’è che a Cuffaro sia finita così male!. Male che vada qualche mese, una carezzina e sei fuori, pronto a commettere altre bravate. Chi dice che è necessario applicare la legge è definito un giustizialista. E allora? La tanto invocata riforma della giustizia dovrebbe innanzitutto partire dalla disponibilità di locali carcerari maggiori, di condizioni più umane, di secondini e poliziotti che non si mettano a massacrare i ragazzini colti con qualche spinello, o i manifestanti in una libera piazza, da un uso severo della condizionale: se ci ricaschi ti meto dentro e ti fai quello di prima, carcere, e quello di adesso, e poi dotare i giudici di uomini e mezzi maggiori, attrezzare le forze dell’ordine per il controllo sul territorio, il tutto senza costruire uno stato di polizia, ma una condizione in cui si sia sicurezza, giustizia e tutela dei diritti dei cittadini, senza furboni che cerchino di scivolare fuori dalle maglie della legge. E poi c’è l’annoso problema della “responsabilità penale dei giudici”. Il giudice che sbaglia, soprattutto se ci sono comprovati motivi che h emesso una sentenza sbagliata a favore di qualcuno o ha aperto un procedimento per “impallinare” un personaggio politico per lui scomodo, il giudice che usa il suo ruolo per un suo vantaggio dovrebbe in qualche modo pagare e risarcire il danno di cui si è reso responsabile. E invece non se ne parla o, se se ne parla, tutti i giudici insorgono. Pertanto dobbiamo ancora dare ragiopne a Lorenzo Stecchetti.