L’indulgenza

 

  Rembrandt_Figliol_prodigo.019-465x230L’indulgenza è una peculiarità della Chiesa cattolica, e serve a cancellare, parzialmente o totalmente alcune conseguenze di un peccato  (detta pena temporale) per il peccatore pentito sinceramente dei puoi errori e perdonato tramite il sacramento della confessione. C’è stato un periodo in cui l’indulgenza era a pagamento (oblatio) e veniva attestata da apposito certificato, che fungeva anche da ricevuta. (da esibire a San Pietro). Esiste un’indulgenza parziale, cioè di alcuni giorni o anni che dovrebbero accorciare i tempi della pena in Purgatorio  e un’indulgenza plenaria o totale  che consente di non andare in Purgatorio e passare direttamente in Paradiso.  All’indulgenza venne dato particolare rilievo nel 1500, quando papa Leone X, avendo bisogno di fondi per costruire cupola e basilica di San Pietro, diede il via a una capillare campagna di vendita delle indulgenze, sponsorizzata da un prete, padre Teodoro Tzel, che coniò lo slogan: “Quando sale il soldin nella cassetta – l’anima sale in cielo, benedetta”. Si trattava di un chiaro atto di simonia e questo fu uno dei motivi che indusse Lutero a maturare il suo distacco e a dar vita alla Riforma protestante.

L’indulgenza guadagnata può essere trasferita ad altre anime di parenti, amici o uomini famosi che, se sono in Purgatorio, vedranno accorciare la pena o passare direttamente in Paradiso. Altro particolare: una messa in memoria ha il valore di un’indulgenza plenaria, quindi una  messa per il caro estinto, se è in Purgatorio basta e avanza per farlo ammettere in Paradiso, ma attenzione, l’indulgenza guadagnata non ha più valore, decade, se, dopo averla guadagnata, si commette un peccato mortale. In tal caso si perde tutto e bisogna cominciare da capo, ricalcolare i giorni e le notti.

Come guadagnare indulgenza?  Si guadagna un’indulgenza plenaria nell’anno sabatico (ogni sette anni bisogna far riposare la terra, e in quello giubilare, composto da sette settimane di 7 anni (cioè 49 anni), essendo scritto nel Levitico: “Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete nel paese la libertà per ogni suo abitante. Sarà per voi un giubileo”. (Lv 25,10). Bellissimo!. Il primo giubileo fu istituito da papa Bonifacio VIII nel 1300 e portò a Roma milioni di cittadini. Nulla di diverso dalla visita, almeno una volta nella vita, alla Mecca, la città santa dell’Islam.

L’indulgenza è strettamente legata alla penitenza, soprattutto a quella per espiare gravi peccati, come l’apostasia, l’adulterio, l’omicidio. Di aspetto incolto, vestito di pelle di capra e con il cilicio, con il volto segnato dai digiuni il penitente era escluso da ogni carica pubblica e ecclesiastica, dal matrimonio e persino dai normali lavori. Era un morto civile, e aveva come residua possibilità quella di entrare   nel rigorosissimo ordo poenitentium, sconsigliato ai giovani e concesso solo ai vecchi o ai moribondi. Successivamente si iniziò ad alleggerire il carico della penitenza per i peccati confessati, o in quanto a gravosità o in quanto a lunghezza, chiedendo al peccatore di compiere un’opera meritevole, come un pellegrinaggio, la visita ad un luogo santo, o altre opere di mortificazione come digiunare o dormire su un letto di ortiche. Nell’XI secolo i Papi e Vescovi iniziarono a rimettere una parte della pena temporale indistintamente a tutti coloro che avessero compiuto un’opera meritoria come la visita ad un monastero appena consacrato o un’elemosina.Indulgenze_3

L’indulgenza viene attinta nell’immenso tesoro spirituale composto dal « valore infinito ed inesauribile che presso Dio hanno le espiazioni ed i meriti di Cristo Signore… appartiene inoltre a questo tesoro il valore veramente immenso, incommensurabile e sempre nuovo che presso Dio hanno le preghiere e le buone opere della beata Vergine Maria e di tutti i santi” »

Oggi il concetto d’indulgenza, specie dopo la nota di Paolo VI (“Indulgentiarum doctrina” 1967) è stato semplificato e si può ottenere una indulgenza plenaria o parziale, se, con il dovuto distacco dal peccato sia mortale che veniale, il fedele si sia confessato, per ottenere il perdono dei peccati, abbia fatto la comunione, per essere più vicino a Cristo, abbia pregato per i bisogni della chiesa e abbia compiuto un’opera buona cui è annessa l’indulgenza.   Alcune di queste opere ottengono un’indulgenza plenaria (ad esempio recitare in chiesa il rosario; fare adorazione eucaristica; partecipare agli esercizi spirituali; visitare i cimiteri nei giorni 1º-8 novembre), altre un’indulgenza parziale (per esempio recitare il Magnificat o l’Angelus o Anima Christi; guidare o partecipare a incontri di catechesi). L’ultimo giubileo della misericordia di Papa Francesco ha esteso ad alcune chiese di riferimento diocesane la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria visitandole. (S.V.)

Nota: le due immagini si riferiscono a “Il ritorno del figliol prodigo” di Rembrandt e alla “Vendita delle indulgenze” promossa da Leone X

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