Troppi Michele in giro……

 

Torna in libertà  Michelino Vitale, uno dei rampolli della dinastia dei Fardazza, già signori di Partinico, oggi in buona parte nelle patrie galere, ma ancora in grado di imporre a Partinico il giogo delle regole mafiose. Michelino, figlio di Leonardo, va a fare compagnia a suo zio Michele, anche lui a piede libero già da qualche anno. Altro Michele tornato libero è Michele Di Trapani, anche lui appartenente a una dinastia di mafiosi che, dagli anni 70 hanno spadroneggiato a Cinisi, prima alleati di Gaetano Badalamenti, poi passati con i Corleonesi di Totò Reina. Nel 2010 a Michele Di Trapani sono stati sequestrati beni, comprendenti magazzini, case, una falegnameria,  e il capitale sociale della Intral, industria di trasformazione del legno, intestata alla nipote Giusy Di Trapani, figlia di Ciccio, il boss cui è attribuito l’omicidio di Peppino Impastato e quello del genero Leonardo Rimi. L’altra nipote è Maria Angela Vitale,bell’esempio di donna-boss, moglie di Salvino Madonia, l’assassino di Libero Grassi,  sposatasi nel giorno dell’attentato a Falcone, salutato in carcere con un brindisi, anche lei figlia di Ciccio, di cui un altro figlio Nicola, è finito da tempo in carcere come capo- mandamento di Resuttana,  responsabile dell’omicidio di Ninni Cassarà e Roberto Antiochia. Al clan Di Trapani-Madonia furono sequestrati 20 milioni di beni  A  Cinisi da tempo era tornato anche l’altro fratello di Michele, Diego, dopo avere scontato dieci anni per associazione mafiosa. Insomma, una bella famiglia “di rispetto”.

 

L’allegato rapporto dei Carabinieri, scritto nel 2009, ricostruisce alcuni dei rapporti di parentela e i profili di questo clan, la cui potenza, malgrado ii sequestri, non è stata distrutta e nasconde il pericolo di possibili  ricomposizioni dei passati equilibri e traffici mafiosi.

 

 

Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri

NOTA STAMPA

SEQUESTRO BENI INDAGINE REBUS

 

In data 02.11.09 è stato eseguito dal R.O.S. Carabinieri il sequestro di 35 beni immobili per un valore di circa 15 milioni di euro, disposto dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione su richiesta del Dipartimento Mafia-Economia della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, coordinato dal dott. Roberto Scarpinato. Il provvedimento, scaturito dall’indagine REBUS condotta dai Pubblici Ministeri Gaetano Paci e Domenico Gozzo sul mandamento mafioso di Resuttana, ha interessato ville, appartamenti, esercizi commerciali, terreni e fabbricati ubicati nei comuni di Palermo, Carini, Cinisi, Isola delle Femmine. Il patrimonio illecito, occultato attraverso una fitta rete di prestanome, era originariamente riconducibile ad defunti MADONIA Francesco  (deceduto in carcere nel 2007) e DI TRAPANI Francesco  (morto nel 1992), rispettivamente capo e reggente del mandamento di Resuttana. Fino alla conclusione delle attività investigative il complesso immobiliare era controllato e gestito dagli appartenenti alle due famiglie, peraltro imparentate ed al vertice della citata articolazione cittadina di Cosa Nostra. In particolare il decreto di sequestro è stato emesso nei confronti di:

–              DI TRAPANI Maria Angela , figlia di DI TRAPANI Francesco nonché moglie di MADONIA Salvatore , a sua volta figlio di MADONIA Francesco;

–              DI TRAPANI Nicolò , figlio di DI TRAPANI Francesco;

–              GELARDI Emanuela , vedova di MADONIA Francesco;

–              GUASTELLA Giuseppe , uomo d’onore di vertice della famiglia di Resuttana;

–              MADONIA Aldo , figlio di MADONIA Francesco;

–              MADONIA Antonino , figlio di MADONIA Francesco;

–              MADONIA Giuseppe , figlio di MADONIA Francesco;

–              MADONIA Salvatore, figlio di MADONIA Francesco.

Ad eccezione della GELARDI tutti i soggetti sono detenuti e nelle precedenti fasi dell’indagine sono stati raggiunti da due provvedimenti restrittivi emessi il 24.11.08  ed il 03.04.09.

L’attività investigativa, iniziata nel 2006, è stata incentrata sul menzionato gruppo familiare in quanto centro di imputazione delle dinamiche interne al mandamento di Resuttana anche nelle interazioni con le altre articolazioni di Cosa Nostra, avendo avuto peraltro un ruolo di prim’ordine nell’ascesa dei corleonesi ai vertici dell’organizzazione mafiosa. Storico alleato di RIINA Salvatore, MADONIA Francesco ha introdotto in Cosa Nostra i figli Antonino, Giuseppe e Salvatore costituenti il braccio armato dell’associazione; la perdurante rilevanza del mandamento è stata peraltro confermata dalle acquisizioni sia del R.O.S. che di altri organi investigativi. Le prolungate investigazioni hanno consentito di documentare:

–              la perdurante riconducibilità del mandamento alla sfera di influenza della citata famiglia MADONIA ed in particolare del detenuto MADONIA Antonino;

–              i rapporti con i vertici delle articolazioni operanti nell’area di San Lorenzo-Tommaso Natale (CINA’ e LO PICCOLO), Arenella/Acquasanta (FONTANA);

–              la gestione del denaro destinato ai familiari dei detenuti e l’amministrazione di beni intestati fittiziamente a prestanome;

–              le qualificate interazioni interne sfociate anche in avvicendamenti alla reggenza dell’articolazione mafiosa, al vertice del quale si sono succeduti il defunto BONANNO Giovanni  (uomo d’onore della famiglia di Resuttana, lupara bianca in data 11.01.06 per la mala gestione della cassa comune), DI TRAPANI Diego  e GENOVA Salvatore , fino all’arresto nel gennaio 2008 alla guida del mandamento di Resuttana per volontà di LO PICCOLO Salvatore; la scomparsa dello stesso BONANNO, posto dall’allora latitante di Tommaso Natale (con il consenso dei MADONIA) a capo del mandamento di Resuttana, è stata poi confermata dalle dichiarazioni dei collaboratori PULIZZI Gaspare , reggente della famiglia di Carini, e più recentemente SPATARO Maurizio ; per tale delitto, anche sulla base delle risultanze raccolte durante l’attività, in data 09.06.06 sono stati colpiti da misura cautelare DI TRAPANI Diego, LO PICCOLO Salvatore, ROTOLO Antonino  e CINA’ Antonino  (questi ultimi due sono già stati condannati all’ergastolo all’esito del giudizio abbreviato in data 20.02.09, mentre per gli altri è in corso il processo dinnanzi la Corte d’Assise di Palermo).

Le indagini hanno inoltre evidenziato la permeabilità del regime carcerario speciale disciplinato dall’art.41 bis ord. pen. poi inasprito a seguito delle riforme introdotte dalla L. 15 luglio 2009 n.94; peraltro nel corso delle indagini con ordinanza del 17.06.08 il Tribunale di Sorveglianza di Roma aveva annullato i Decreti Ministeriali del 02.03.07 e del 28.02.08 di applicazione a MADONIA Antonino di tale regime detentivo, subito ripristinato in data 29.07.08 dal Ministro della Giustizia sulla base delle acquisizioni investigative.

In particolare MADONIA Aldo e DI TRAPANI Maria Angela sono risultati i principali latori delle disposizioni impartite dai congiunti detenuti nonché punto di riferimento dei diversi reggenti succedutisi nella direzione operativa del mandamento; la donna in particolare, anche in virtù della tradizione mafiosa della famiglia di origine, ha svolto un’essenziale funzione di raccordo operativo tra il vertice del mandamento in stato di reclusione e i reggenti/sodali in libertà, nonché una puntuale azione nell’attuazione delle direttive ricevute per la gestione dell’ingente patrimonio occulto. Solo a seguito della decriptazione del linguaggio convenzionale utilizzato nei colloqui carcerari è stato possibile accertare che i detenuti e la DI TRAPANI per riferirsi ai membri dell’organizzazione, tra i quali l’allora latitante LO PICCOLO Salvatore, utilizzavano i nomi delle consorti ovvero metafore attinenti lo stato di salute per comunicare gli introiti illeciti in favore della famiglia. Peraltro, sempre attraverso la DI TRAPANI il marito MADONIA Salvatore ha inoltre tentato di far ritrattare un  collaboratore di giustizia che con le sue dichiarazioni aveva contribuito a definire in altro procedimento le responsabilità dello stesso detenuto.

Così in data 25.11.08 è stato effettuato il primo intervento repressivo con l’esecuzione dei provvedimenti di fermo emessi il giorno precedente nei confronti di DI TRAPANI Maria Angela (moglie di MADONIA Salvatore), MADONIA Aldo (fratello dei citati MADONIA), DI TRAPANI Michele  (zio di DI TRAPANI Maria Angela), LO VERDE Massimiliano  (nipote di GUASTELLA Giuseppe) e SGADARI Vincenzo , accusati a vario titolo di associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori aggravato. In seguito per gli stessi delitti in data 11.04.09 sono state eseguite nr.5 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse il 03.04.09 dal G.I.P. distrettuale di Palermo nei confronti di:

–              MADONIA Antonino, ristretto in regime detentivo speciale ex art.41 bis ord. pen., già responsabile degli omicidi del segretario regionale del P.C.I. Pio LA TORRE, (30.04.82), del Prefetto di Palermo Gen. C.A. Carlo Alberto DALLA CHIESA, (03.09.82) nonchè della strage della circonvallazione (16.06.82) nella quale furono trucidati uno dei vertici di cosa nostra catanese FERLITO Alfio ed i carabinieri impegnati nella traduzione;

–              MADONIA Giuseppe, detenuto, già appartenente al gruppo di fuoco di viale strasburgo facente capo a BAGARELLA Leoluca e condannato per l’assassinio del cap. Emanuele BASILE, commesso a Monreale in data 03.05.80;

–   MADONIA Salvatore è marito di DI TRAPANI Mariangela, sposata  all’interno della Casa Circondariale Ucciardone di Palermo in data 23.05.92 (poche ore prima della strage di Capaci); lo stesso, ristretto in regime detentivo speciale ex art.41 bis ord. pen., è già stato ritenuto responsabile di numerosi omicidi fra cui quello dell’agente di polizia Natale MONDO, ucciso a Palermo in data 14.01.88 e quello dell’imprenditore Libero GRASSI, assassinato a Palermo in data 03.09.91;

–              DI TRAPANI Nicolò, ristretto in regime detentivo speciale ex art.41 bis ord. pen., già condannato per diversi omicidi tra i quali l’assassinio del dott. Antonino CASSARA’, dirigente della Squadra Mobile di Palermo, e dell’agente di P.S. Roberto ANTIOCHIA;

–              GUASTELLA Giuseppe, ristretto in regime detentivo speciale ex art.41 bis ord. pen., già condannato all’ergastolo per l’omicidio del piccolo Giuseppe DI MATTEO, figlio del collaboratore DI MATTEO Santo.

Complessivamente all’esito delle investigazioni sono state segnalate all’Autorità Giudiziaria 53 persone, indagate a vario titolo per associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, favoreggiamento ed altro.

 

Palermo, 09 novembre 2009

 

 

 

 

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