Firmato il contratto di lavoro per i lavoratori della scuola
Firmato dopo dieci anni di “blocco” il nuovo contratto di lavoro del comparto “Istruzione e ricerca” , che interessa un milione e 200 mila lavoratori, per il biennio 2016-2018). Hanno firmato i sindacati confederali, non hanno firmato i sindacati di categoria Snals e Gilda, mentre i sindacati di base, in particolare l’USB hanno confermato, per il 23 febbraio una giornata di sciopero. La CGIL si è riservata la ratifica dopo aver sentito il parere dei lavoratori, in prossime assemblee. Gli aumenti economici saranno di 96 euro al mese . Dovrebbero essere previsti altri incentivi per la valorizzazione del merito e dovrebbe essere confermato il bonus dii 500 euro destinato all’aggiornamento dei docenti. E’ presto per un giudizio complessivo su quanto previsto dal contratto e su quanto invece non ottenuto rispetto alle aspettative dei docenti . Tuttavia non si può fare a meno di fare un’amara considerazione sulla capacità insuperabile dell’area di lavoratori che non si riconosce nei sindacati confederali e che generalmente è in contestazione con essi, di dividersi in mille rivoli e mille sigle, aprendo situazioni di debolezza delle categorie di cui sono espressione, incapace di costituire una forza unitaria di pressione. Più o meno come avviene in politica, dove il masochismo ideologico ha prodotto, a sinistra del PD due sigle, Liberi e Uguali e Potere al Popolo, che, messe insieme avrebbero potuto essere una forza, divise sono invece una debolezza e finiscono col fare il gioco dei partiti maggiori. Ma avventurarsi in questo campo dove ognuno pretende di avere ragione e giudica chi la pensa diversamente come un eretico. In tal senso riporto un giudizio di Saverio Cipriani: “Con ogni buona intenzione, non volendo offendere nessuno dei miei amici che militano nei sindacati di base devo dire che mi sembra che i sindacati di base stiano perdendo l’affidabilità che nel corso della loro storia si sono guadagnati: oltre a non essersi mai distinti dalla marginalità, si sono divisi in tantissime parrocchie, spesso in conflitto tra di loro non per motivi ideologici ma per difendere piccoli spazi di manovra… quindi i Cobas contro lo slai-cobas, l’unicobas, il sincobas, l’usb, l ‘Ugb, l’orsa, i Cobas incazzati (si, proprio così! ci sono anche i Cobas incazzati!) La storia è sempre quella: se tutti questi la finissero di dividersi in mille gruppi e ci dessero una mano a costruire una sinistra sindacale in Cgil, forse potremmo insieme conquistare la maggioranza in Cgil e direzionare a sinistra quello che rimane il più grande sindacato italiano, agendo a favore ai lavoratori italiani. Ma il passato insegna che nessuno rinuncia mai al proprio orticello, a loro dire tutte queste divisioni sono mosse non da meri interessi personali ma per difendere i lavoratori. Se la sinistra sindacale rimane frammentata e perdente urge una presa di coscienza: troppo semplice incolpare “gli altri”. (#perdire)