Ricordo di Vincenzo Vitale nel 36° della sua scomparsa
Vincenzo Vitale: Terrasini 24.02.1913 – 21.03.1986. Nel 36° anniversario della sua morte ecco un ricordo di questo cittadino di Terrasini, musicista e poeta, al quale da tempo ho proposto, inutilmente, l’intitolazione di una strada. Chi era ? Era rimasto orfano sin da piccolo e si era sottoposto ai lavori più umili per portare avanti una famiglia che gravava sulle sue spalle. Poi il fascismo aveva dato l’illusione che era possibile rifarsi una vita nelle colonie africane: come molti altri egli ci aveva creduto, ma, una volta imbarcato, gli avevano detto che la destinazione non era più l’Africa, ma la Spagna, dove bisognava andare a combattere “una nuova crociata”, il tutto inizialmente per poche lire al giorno, che poi divennero molte meno. In Spagna una scheggia nemica gli portò via la mano destra: quando si rese conto del suo stato ebbe solo una grande pena, quella di non potere più suonare la chitarra. Tornato a casa riuscì a trovare il modo per continuare a suonare, costruendosi un piccolo apparecchio, un anello di metallo da infilare nel moncone, con una pennetta avvitata ai due estremi congiunti della barra: suonava anche il violino , legando con un laccio l’archetto alla protesi. Trovò lavoro presso l’ospedale Psichiatrico di Palermo, dove, dopo trent’anni, lasciò un ricordo di lavoratore onesto, puntuale e dignitoso. Con il suo magro stipendio riuscì ad acquistare una casa, a dare una strada di vita ai suoi figli, ma non si fermò qui. Continuò a coltivare la sua passione per la musica e per la poesia. A quarant’anni imparò il solfeggio e si iscrisse alla SIAE con la qualifica di compositore: si può dire che due generazioni di chitarristi locali sono uscite dalla sua scuola. Interveniva alle feste e alle iniziative culturali, dimostrando grande capacità artistica e creativa. Lascia un centinaio di canzoni, tra le quali “Terrasini Favarotta”, sorta di inno popolare del paese. Lascia un libro di poesie “La vita non ha meta”, pubblicato a Brescia nel 1978, dove il rapporto con una concezione pessimistica dell’esistenza è mediato dalla continua ricerca di situazioni e di quadri di vita popolare pieni di vivacità e allegria. Ci lascia un altro libro di documenti di vita “Tutto è destino” (Edizioni Vittorietti, Palermo, 1983), dove, attraverso l’analisi di una serie di fatti drammatici dei quali è stato osservatore o protagonista, egli si chiede se esiste, dietro a tutto, l’oscura mano del destino, del caso, o se è plausibile la spiegazione religiosa della volontà di Dio. Allo stesso tema è legata la narrazione dell’avvento del fascismo in Sicilia, quella di una serie di vicende locali di mafia e il racconto e la personale testimonianza della sua partecipazione alla guerra civile spagnola. Ci lascia infine il ricordo di una persona sensibile, piena di umanità, dotata di una genialità che, in altro ambiente e con altri mezzi, avrebbe potuto meglio esprimersi, costantemente partecipe alla vita culturale e civile del suo paese, chiaro esempio di coerenza e di dignità morale, in un tempo che troppo spesso dimentica questi valori. E’ morto a 73 anni, ma buona parte della sua vita se n’era andata due anni prima, quando un terribile ictus cerebrale lo colpì, distruggendo interamente le sue capacità di movimento, di autonomia, di espressione. Si intuiva che in quel corpo martoriato c’era un cervello ancora funzionate, dalla vivacità degli occhi, che seguivano ogni movimento, dalla capacità di riconoscere chi lo andava a trovare, dai continui singhiozzi che esprimevano la coscienza della propria terribile sorte e la difficoltà nel doversi rassegnare a ciò.
Tutti gli scritti di Vincenzo Vitale sono stati recentemente raccolti in un’edizione curata dal figlio Salvo, dal titolo “Versi, Canzoni, Storie, Memorie” – Edizioni Billeci, acquistabile su Amazon