ORWELL E HUXLEY, distopie a confronto (S.Vitale)

9788804663072

 

Il blog di Beppe Grillo ha recentemente ripreso un tema affrontato  nel libro “Divertirsi da morire” di Neil : si tratta di individuare due posizioni sulla società del futuro e sulla ipotizzata fine della libertà. La  prima ipotesi è quella di un futuro di tremenda chiusura di ogni spazio democratico, sul tipo della dittatura staliniana, intravisto da Orwell:  “1984”  ha segnato un momento fondamentale nell’individuazione di un mondo governato dal Grande Fratello con tutta una serie di regole, strategie, tecniche per tenere sotto controllo l’umanità e ridurla solo a macchina di consensi ed entità produttiva.  Qualche anno prima Aldous Huxley aveva scritto un altro libro distopico, “Mondo nuovo”, in cui affrontava  lo stesso tema da una prospettiva del tutto diversa. La fine degli spazi democratici sarebbe stata causata non da un’azione repressiva pilotata dall’alto, ma da una strategia di saturazione del bisogno attraverso la manipolazione degli strumenti della tecnologia, in grado di liberare gli uomini dalla possibilità di pensare e generare pensiero.  Nessun libro perché nessuno avrebbe avuto più voglia di leggere, nessuna ricerca d’informazioni nuove, perché ne sarebbero state prodotte tante da provocare l’assuefazione   e il bisogno di sentirsene liberi per dare più spazio alla propria vita e ai propri egoistici desideri. In pratica Huxley intravede una saturazione dei bisogni, soprattutto quelli più apparenti e superficiali, tale da addormentare qualsiasi istinto rivoluzionario, risucchiando l’individuo nella dimensione privata  promossa a condizione politica di disimpegno, di delega, di  distrazione, di astensione dal voto e quindi di delega al “signore” di turno.   Postman ritiene che  sia più probabile la proiezione di Huxley, ma in realtà  sembra che ad Huxley manchi la salda impostazione marxista che porta Orwell a rivendicare la soddisfazione dei bisogni, la lotta di classe e, per contro,  la repressione delle classi dominanti rispetto alle richieste e alle esigenze dei deprivati della propria condizione di uomo. La società di Huxley dovrebbe avere un livello di ricchezza e una potenza di condizionamento   mentale da comprendere anche la disaffezione alla protesta e la  fine di ogni lotta di classe, cambiando le regole  scientifiche ed economiche del materialismo dialettico. Personalmente credo che l’induzione dei bisogni e lo stimolo alla loro soddisfazione sono elementi fondati sui classici valori d’uso e di scambio e che la divisione in classi sociali o, per chi non ci crede, lo sbalzo di ricchezza sia un elemento fondamentale di cui il ricco ha bisogno per sentirsi ricco e il pasto di cui il povero si nutre per soddisfare l’aspirazione al raggiungimento di un livello superiore di soddisfacimenti del bisogno: secondo Huxley tale bisogno sarebbe saturato, soddisfatto, da una condizione di falso benessere, secondo Orwell, quando questo viene a mancare la condizione inevitabile è quella della schiavitù e della compressione del pensiero, con una qualche possibilità di esplosione della lotta di classe e di scoppio delle regole.

 

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