Torino 3 gennaio 1889:Nietzsche abbraccia un cavallo….(S.V.)
Uscendo dalla sua casa, in via Carlo Alberto, a due passi dal teatro Carignano di Torino, che amava frequentare, Nietzsche vede un vetturino che frustava spietatamente il suo cavallo, esausto. Preso da un impulso irrefrenabile corre, ferma la carrozza e abbraccia il cavallo, esplodendo in lacrime. Altri narratori improvvisati hanno aggiunto che Nietzsche si gettò a terra in preda a spasmi dolorosi e che questo fu l’inizio di una notte di follia durata dieci anni, sino alla sua morte. In un articolo del 16.1.2012 sul Foglio Giuliano Ferrara scrive: “Abbracciare un cavallo non è segno di follia, ma di amore. La leggenda della pazzia di Friedrich Nietzsche è conformismo, manipolazione…….. Ma il suo gesto fatale fu tutt’altro che folle. Il cavallo fustigato come emblema di crudeltà era intanto un topos animalista e morale dell’epoca. Infatti la leggenda vuole che dopo l’abbraccio Nietzsche abbia pianto e si sia gettato a terra tra spasmi di dolore. Ma, più in generale, abbracciare un cavallo è per chi ama questo misterioso e magnifico animale comportamento tra i più normali, direi obbligato.” Concordo perfettamente. Anche Milan Kundera, nell’”Insostenibile leggerezza dell’essere” immagina che le parole che Nietzsche sussurrò all’orecchio dell’animale furono una richiesta di perdono . Secondo lui, lo fece in nome di tutta l’umanità per la ferocia con cui l’essere umano tratta gli altri esseri viventi. Per essere diventati i loro nemici e averli messi al nostro servizio.
Quasi tutta la narrativa della vita di Nietzsche individua in quel fatto l’inizio della follia del filosofo. Dicono che da quel momento non parlò più e che condusse il resto dei suoi giorni, assistito dalla madre e dalla sorella, come un vegetale. Allora accorse la polizia di Torino che lo arrestò per disturbo alla quiete pubblica e lo fece internare in una clinica per malattie mentali a Basilea
Una lapide a Torino ricorda quel gesto che non fu di follia, ma di amore verso un animale maltrattato.