Un libro: “Chicche di riflessioni” di Nicola Tortorici
Nicola Tortorici è una persona semplice e modesta, diremmo “all’antica”, quasi un uomo d’altri tempi. Ha solo un difetto, quello di amare la poesia siciliana e di scriverla. Nel 2020 ha pubblicato una prima raccolta, “Stidda di terra e sciuri di mari”. Adesso ci riprova con “Chicche di riflessioni”. Ho accettato volentieri la sua proposta di scrivere un commento, una sorta di prefazione, che riporto di seguito:
Non il verso paludato, non la ricerca della rima, non il rispetto della metrica, ma una libera espansione ed espressione del pensiero, cioè della capacità di saper rielaborare un ricordo, un’immagine, un sentimento in un quadro di semplicità disarmante, dove sono ben tracciati, quasi tocchi di pennello, gli elementi di riferimento, i colori, nel nostro caso le parole, che danno un senso e un equilibrio armonioso allo stimolo comunicativo che spinge all’espressione.
Sono poche poesie in lingua siciliana o italiana che si alternano a due narrazioni in prosa, quella del crollo del Pino di Partinico e quella della piccola profuga ucraina Polina
Nessuno si aspetti la compiutezza del poeta, ma solo quella di una persona semplice che scrive semplici versi destinati alle persone semplici. In questa levità del sentire e dell’esprimersi troviamo “la tentazione di una passeggiata tra gli alberi”, oppure “le storie che il mare racconta attraverso le onde”, il fluire del tempo, attraverso le sue stagioni e l’amore per la lingua siciliana, restituita a una dignità nazionale.
Salvo Vitale
Una poesia di Nicola Tortorici dal titolo “E DAMUNI LA MANU”
E damuccilla na manu
a stu kriatu
pi sentiri libiru
u nostru upiratu.
Isamu a bannera
d’a paci
e lassamu sempri aperti
l’ucchiuzzi nostri
pi taliari kiddu ka
succeri no munnu.
Avvrazzamu i nostri nimici
e gridamu “Paci e libirtà”
nun ghinchiemu chiù i strati
du nostru sangu
e li nostri carni marturiati