Acqua, rifiuti, energia al centro degli interessi di industriali e mafiosi (Salvatore Petrotto)
La commemorazione dell’anniversario della morte di Pio La Torre è stata l’occasione giusta, colta dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, per denunciare cosa c’entrano gli ormai ex vertici di Confindustria Sicilia con la ‘mafia dell’antimafia degli affari’.
Del resto si tratta di soggetti, tutti quanti inquisiti per mafia, corruzione ed associazione a delinquere, ed ormai defenestrati dal loro nuovo presidente nazionale, Vincenzo Boccia.
La vita si fa sempre più dura per la famosa banda, composta da degli impareggiabili attori, ossia gli ‘strani e nostrani professionisti dell’antimafia’, nel nostro caso degli affari, più o meno illeciti, che ruotano attorno alla gestione di acqua, rifiuti ed energia.
Quelle che seguono sono le testuali parole pronunciate, per l’occasione, da Orlando davanti alla lapide di Pio La Torre e dentro il teatro ‘Biondo’ di Palermo.
“I veri grumi del potere affaristico-politico-mafioso oggi si concentrano su acqua, rifiuti ed energia. È la versione contemporanea di quello che un tempo era il sistema di potere cianciminiano”. Si tratta a suo dire di: “gestioni private e scellerate di cosiddetti confindustriali antimafiosi”.
A quel punto è stato colto al volo il senso di quella che in altri termini è stata una vera e propria devastante denuncia, da parte della presidente della Commissione Nazionale Antimafia, Rosy Bindi che, nell’immediato ha dichiarato:
“Mi ha colpito lo spirito di Orlando che è lo stesso della relazione di Pio La Torre. Ha citato settori nei quali il potere mafioso con il potere politico continua a fare affari: i rifiuti, l’acqua, l’energia. Lo ascolterò in commissione antimafia. Ha fatto riferimento a compiacenze precise: queste sono affermazioni importanti per le nostre inchieste”.
Il colpo assestato da Orlando è stato micidiale, tanto da urtare la suscettibilità anche del premier Renzi, presente alle manifestazioni, che ha fatto il solito retorico appello all’unità delle forze in campo nella lotta alla mafia.
Ma se la mafia è infiltrata nei gangli ed in tutti gli apparati della Regione Siciliana e continua a favorire l’illegale gestione di acqua, rifiuti ed energia, con provvedimenti palesemente illegittimi, che si fa?
Ci si siede allo stesso tavolo per decidere di continuare ad autorizzare chi con i rifiuti ha accumulato ricchezze miliardarie, grazie ad affidamenti diretti ed autorizzazioni del tutto illegali?
Il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti, da qualche decennio è nelle mani sempre delle stesse aziende che raccolgono e smaltiscono, violando qualsivoglia legge sugli appalti ed ambientale, tutti quanti i rifiuti, sotterrandoli in delle discariche private, una delle quali, quella di Siculiana, nell’Agrigentino, è diventata, in maniera illegittima, un’esclusiva proprietà dell’attuale vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro.
Come ben potete notare, per la Bindi non sarà difficile capire qual è il nesso che lega in Sicilia politica ed illegale gestione dei rifiuti, anche quelli tossici, pericolosissimi e nocivi che vengono sotterrati, tutti quanti, in delle discariche private, quali quella del vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro.
E sempre il Catanzaro continua ad insistere nel tentativo di coinvolgere le Autorità preposte al controllo delle sue attività imprenditoriali.
Il Generale Ignazio Gibilaro, Comandante Regione Sicilia della Guardia di Finanza ed il presidente della Commissione Regionale Antimafia, On. Nello Musumeci, saranno infatti presenti ad un convegno sulla legalità organizzato dai cosiddetti Maestri del Lavoro, il 5 maggio prossimo, e che si terrà al Teatro ‘Pirandello’ di Agrigento.
Il convegno è stato sponsorizzato proprio dal Catanzaro che ha pensato bene di invitare due dei massimi rappresentanti siciliani delle Forze dell’Ordine e della Politica, peraltro chiamati ad indagare sulla sua mega discarica di Siculiana, nell’Agrigentino, gestita da lui e dai suoi fratelli, uno dei quali, Lorenzo Catanzaro, è ancora sub iudice, presso il Tribunale di Agrigento, a seguito di un esposto presentato dai Carabinieri del NOE e ad una serie di denunce, l’ultima delle quali risale allo scorso anno.
Non sappiamo se il generale della Guardia di Finanza, Gibilaro, ed il presidente dell’Antimafia Regionale, Nello Musumeci, sono a conoscenza delle mega evasioni fiscali per decine di milioni di euro della famiglia Catanzaro e delle autorizzazioni illegittime che hanno consentito, per l’appunto, sempre al vicepresidente di Confindustria Sicilia (ancora per poco) ed ai suoi fratelli di creare una serie di enormi discariche, dove sono stati fin qui sotterrati svariati milioni di tonnellate di rifiuti indifferenziati, di varia natura e di varia provenienza, in maniera non proprio lecita.
Basta leggere tutte quante le audizioni davanti alla Commissione Bicamerale che si occupa del ciclo dei rifiuti e dei reati ad esso correlati, presieduta dall’On. Alessandro Bratti, per rendersi conto di quanti e quali sono gli atti illegali che hanno consentito la creazione in Sicilia delle mega bombe ecologiche private, compresa quella della famiglia Catanzaro, ovviamente.
Tra queste ricordiamo quella resa lo scorso anno dall’attuale capo del Corpo Forestale siciliano, Gaetano Gullo che, a luglio del 2014, ha firmato l’ultima autorizzazione che, per sua stessa ammissione, è del tutto illegittima.
Tale autorizzazione ha consentito alla ‘Catanzaro Costruzioni’ la creazione dell’ultima discarica della capienza di 3 milioni di tonnellate di rifiuti, tanti quanti se ne producono in Sicilia in un anno e mezzo, in un sito che doveva essere destinato per la creazione dell’impianto di pretrattamento dei rifiuti e di biostabilizzazione.
Al posto di un impianto che doveva servire a selezionare i rifiuti da conferire in discarica, è stata invece costruita, illegittimamente, una nuova discarica che è la più grande che c’è attualmente in esercizio in Sicilia.
E dire che, già, nel 2009, alla ‘Catanzaro Costruzioni’ era stata autorizzata la creazione di un’altra discarica, a condizione che realizzasse questo famoso impianto di pretrattamento e di biostabilizazione che, ancora oggi, non ha realizzando, limitandosi a sotterrare tutti quanti i rifiuti, semplicemente triturandoli tal quali.
Tanto è vero ciò, che persino il Libero Consorzio di Agrigento (la ex Provincia Regionale), si è visto costretto a comminare una sanzione, per ora di soli 3 milioni di euro perché, i Catanzaro, oltre a non selezionare i rifiuti, non hanno pagato l’ecotassa, prevista per legge, che è di 12 euro a tonnellata.
Tale mancato pagamento è stato inoltre sanzionato dall’Unione Europea, in quanto i Catanzaro, oltre a sotterrare i rifiuti indifferenziati, limitandosi solo a triturarli, hanno scaricato su Regione e Comuni siciliani, il pagamento di questa eco tassa, che avrebbero invece dovuto pagare loro.
Fatti un po’ i conti, si tratta, se solo ci limitiamo all’attuale megadiscarica in attività, della capienza, come detto, di 3 milioni di tonnellate di rifiuti, di 36 milioni di evasione fiscale, di tributi non pagati.
C’è di più!
Sempre i Catanzaro, avrebbero dovuto depositare, per ogni singola discarica che hanno realizzato, peraltro in maniera illegittima, alcune decine di milioni di euro, per la gestione di quello che in gergo tecnico si chiama ‘post mortem’, ossia la bonifica dei siti inquinati dalle loro discariche private.
Ebbene, anche in questo caso, non hanno versato alla Regione neanche un centesimo!
E questo si configura come un altro danno erariale, oltre che ambientale, che si aggiunge alle altre svariate decine di milioni di euro evasi, non avendo mai versato quanto dovuto relativamente alla già citata eco tassa.
E fini qui ci siamo limitati al danno economico ed agli illeciti amministrativi, facilmente rilevabili consultando i contenuti delle già citate audizioni davanti alla Commissione Bicamerale presieduta dall’On. Bratti, dove lo stesso Catanzaro Giuseppe, nonché l’attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta, anch’essi sentiti, hanno dovuto prendere atto di queste illecite situazioni.
Tra l’altro, queste palesi illegalità erano state abbondantemente evidenziate, nel 2013 e nel 2014, anche dall’ex assessore regionale, il magistrato Nicolò Marino che aveva istituito una commissione d’indagine che le aveva rilevato tutte quante.
Inoltre, presso l’ufficio del capo dei GIP e dei GUP del Tribunale di Agrigento, il dott. Francesco Provenzano, è ancora pendente un giudizio a carico della ‘Catanzaro Costruzioni’, più precisamente a carico del fratello del vice presidente di Confindustria, Lorenzo Catanzaro, relativo sempre alle discariche che hanno realizzato, nel tempo, in territorio di Siculiana e Montallegro, scaturito da un esposto presentato dai Carabinieri del NOE di Palermo.
La più recente denuncia è comunque quella presentato dall’ex comandante dei vigili urbani di Montallegro, Filippo Tavormina, e risale al 16 agosto del 2015; riguarda l’inquinamento ambientale provocato, sempre da detta discarica ‘incriminata’ e l’eccessivo aumento dell’incidenza dei tumori nei comuni che si trovano a ridosso di essa.
A questo punto, riteniamo che, la presidente della Commissione Antimafia Nazionale, Rosy Bindi, non troverà alcuna difficoltà nel riscontrare quanto sostenuto dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, in merito ai guasti provocati, per lo meno dagli ultimi tre governi regionali, CUFFARO-LOMBARDO-CROCETTA.
Anche i cosiddetti alti burocrati siciliani non hanno mica scherzato!
I vari dirigenti regionali che si sono avvicendati nei settori chiave, soprattutto all�interno degli Assessorati all’Energia, Acqua e Rifiuti ed in quello al Territorio ed Ambiente, sono stati funzionali al mantenimento di questo sistema illegale di smaltimento dei rifiuti che privilegia alcuni privati e tra questi, in primo luogo, l’attuale vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro ed i suoi fratelli che gestiscono in Sicilia, l’unica discarica per rifiuti solidi urbani, non ancora sottoposta a sequestro giudiziario.
E dire che i gestori e/o proprietari delle altre discariche private, attualmente sotto processo, sono stati autorizzati dagli stessi funzionari, anche’essi sotto indagine, che hanno autorizzato il vice –presidente di Confindustria, Giuseppe Catanzaro ed i suoi fratelli.
Si tratta cioè di autorizzazioni illegittime, ci riferiamo alle cosiddette VIA ed AIA, alle valutazioni di impatto ambientale cioè, firmate dagli stessi funzionari che hanno consentito ai Catanzaro, prima di impadronirsi di una piccola discarica pubblica, nei modi che ben conoscono le autorità giudiziarie. Poi hanno creato una serie di vasche delle dimensioni centinaia di volte superiori alla discarica preesistente, facendole apparire come se si trattasse dei semplici ampliamenti di una piccolissima discarica, che era al servizio di tre comuni, Siculiana, Montallegro e Realmonte, la cui popolazione complessiva è al di sotto di 10 mila abitanti.
Grazie a questi illegittimi ampliamenti, i Catanzaro, con non pochi artifici burocratico -amministrativi, sono riusciti a creare una discarica che attualmente può smaltire, sempre in maniera indifferenziata, ed oseremo dire anche illecita, i rifiuti di tutti e 5 i milioni di abitanti dell’intera Sicilia.
Hanno fatto cioè un capolavoro!
Per raggiungere i loro opacissimi obiettivi imprenditoriali hanno trovato, da 10 anni a questa parte, delle validissime sponde politiche e burocratiche che si sono poste al di sopra ed al di fuori delle leggi Regionali, Statali e dell’Unione Europea. Tale disastroso corto circuito istituzionale ha consentito loro di realizzare guadagni per svariate centinaia di milioni di euro e di determinare anche gli assetti, oltre che imprenditoriali (in maniera del tutto distorta), anche burocratici e politici, dell’intera Sicilia facendo nominare, quali assessori, in alcuni settori chiave per lo sviluppo dell’isola, ad esempio, l’ex vice presidente di Confindustria Sicilia, Marco Venturi.
Adesso il Venturi, assieme ad Alfonso Cicero, ex presidente dell’IRSAP (Istituto Regionale per lo Sviluppo della Attività Produttive), sono diventati i principali grandi accusatori dei loro vecchi compagni di processione, dentro Confindustria, ossia Lo Bello, Montante e Catanzaro. Il duo Venturi-Cicero infatti, hanno già denunciato in tutte le sedi, anche quelle giudiziarie, le illegalità commesse dal nisseno Antonello Montante, l’attuale presidente di Confindustria Sicilia, sotto inchiesta per mafia, dal siracusano Ivan Lo Bello, sotto inchiesta per associazione a delinquere e già vice presidente di Confindustria Nazionale e dal Catanzaro Giuseppe. Questi illustri rappresentanti del Gotha imprenditoriale siciliano e nazionale, adesso per fortuna defenestrati dal nuovo presidente di Confindustria Nazionale, Vincenzo Boccia, hanno sostenuto il Governo di Raffaele Lombardo che, adesso, risulta condannato per mafia, a 6 anni ed 8 mesi di reclusione.
Sempre questi soggetti hanno sostenuto anche l’attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta, che , solo adesso, a seguito delle numerose inchieste giudiziarie che riguardano i vari Montante, Lo Bello e Catanzaro, sta disperatamente tentando di prendere le distanze.
Ritornando al capitolo discariche, ricordiamo che gli altri mega immondezzai privati siciliani, un paio di anni fa, sono stati tutti quanti posti sotto sequestro, mentre la gestione è stata affidata, in malo modo, a degli amministratori giudiziari.
Purtroppo anche questi amministratori stanno continuando a perpetrare degli immani disastri economici ed ambientali, pur ricevendo compensi astronomici.
Per la discarica di Misterbianco, in provincia di Catania, sono stati pagati anche 45 mila euro al mese per ogni singolo amministratore giudiziario, un’enormità, un’assurdità, considerato che tali soggetti continuano a far funzionare, illegittimamente, le discariche private sequestrate.
Basterebbe alla presidente dell’Antimafia nazionale, Rosy Bindi, prendere in considerazione soltanto l’illecito smaltimento di rifiuti in Sicilia che, in qualche modo fa capo all’ormai ex vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, per comprendere appieno la reprimenda del sindaco di Palermo Leoluca Orlando che ha paragonato l’epopea dei cosiddetti professionisti dell’antimafia degli affari, Lo Bello, Montante e Catanzaro, al periodo oscuro del sacco di Palermo, ai tempi di Vito Ciancimino.
A farne le spese, in un modo o nell’altro, ieri pagando con la vita, oggi, per fortuna, almeno sinora, solo a colpi di querele, dai tempi di Pio La Torre ed ancor prima, sino ad arrivare ai nostri giorni, sono sempre tutti quanti i politici, i pubblici funzionari ed i magistrati che cercano di frenare lo strapotere mafioso di chi continua a fare affari sporchi. Stiamo parlando pur sempre di gente di malaffare che per salvare le apparenze sono soliti andare, sempre a braccetto, con alcuni ben individuati ed addomesticati rappresentanti delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, più o meno inconsapevoli dei loro trascorsi criminali e mafiosi
Soggetti che oggi, come è noto, molto abilmente, pretendono addirittura di dare lezioni di legalità sotto mentite spoglie.
La mafia dell’antimafia, vorrebbe continuare a colpire ancora!
Ed il prossimo appuntamento-farsa, ovvero l’ennesima pantomima su antimafia di professione e presunta legalità, è stato organizzato, per il 5 maggio, al Teatro Pirandello di Agrigento, assieme ai Maestri del Lavoro sul tema: “corruzione e legalità: educare per prevenire” .
Ancora una volta troveremo assieme il diavolo e l’acqua santa?
Il presidente della Commissione Regionale Antimafia, Nello Musumeci ed il comandante della Guardia di Finanza della Regione Sicilia, il generale Ignazio Gibilaro si confronteranno con Giuseppe Catanzaro, ovvero un loro inquisito, per le sue mega evasioni fiscali e le illegittime autorizzazioni rilasciate dalla Regione.
Il tutto è stato organizzato ancora una volta per favorire, più o meno illecitamente, la sua mega discarica privata?
Quando è troppo è troppo!