Anno che va, anno che viene
Un anno fa ho scritto e postato questa lunga riflessione: da allora non è cambiato niente, se si esclude la distruzione di Aleppo, l’elezione di Trump, la vittoria del NO al referendum e il crollo delle ambizioni di Renzi, la sua sostituzione con Gentiloni, il terremoto nel centro Italia, la Brexit, i vari attentati , da Parigi a Berlino, nei confronti di chi ha la colpa di vivere in Europa, il ritorno di rigurgiti di destra xenofoba in gran parte del mondo e, fresca fresca, la morte di George Michael , dopo quella, qualche mese fa, di David Bowie e qualche altra cosa che mi sfugge. Comunque è quasi scontato dire e sperare che l’anno nuovo sia migliore del vecchio. Auguri
Anno che va, anno che viene
Si chiude un anno triste e, per altri aspetti, drammatico: non ci sono state guerre eclatanti, ma in Siria si continua a uccidere sotto gli occhi indifferenti di tutto il mondo e continuano oltre un centinaio di piccole guerre, conflitti etnici, fazioni al servizio di gruppi forniti di grossi capitali, attentati con centinaia di morti pilotati da gente che si serve della credenza religiosa di ingenui o esaltati fanatici, come di un’arma da fare esplodere. Si è tentato di far credere che si tratta dell’epico e infinito conflitto tra musulmani e cristiani, dove i cristiani assumerebbero il ruolo di vittime sacrificali, ma in realtà vediamo interi gruppi di musulmani dilaniati da bombe amiche che esplodono nel mucchio in una irrazionale orgia di violenza dove diventano nemici le inermi e innocue persone casualmente presenti nei luoghi della strage. Sono state giustificate campagne militari con la scusa dell’esportazione della democrazia, quando c’era sotto il vero motivo del controllo delle risorse energetiche o delle vie dell’oppio. Si è cercato di far credere che, a seguito di accordi pagati fior di quattrini, e grazie a una legge balorda i flussi di clandestini, qualche anno fa, fossero diminuiti, ma in realtà si era e si è voluto condannare questi sventurati, colpevoli di sognare una vita nuova e migliore, a morire tra le sabbie del deserto africano o tra le onde del Mediterraneo. Immani tragedie, come quella di Haiti, dell’India e di altre parti del mondo, dopo le inondazioni hanno continuato e continuano a mietere vittime con il colera e la denutrizione, mentre, come al solito, i fondi per la ricostruzione si dissolvono in mille rivoli e finiscono in mani voraci. Non diversamente da quanto è successo, dalle nostre parti, dopo il terremoto dell’Aquila, dopo le frane di Giampillieri o dopo le alluvioni in Sardegna, in Sicilia, in Piemonte. Accanto alle tragedie naturali ci sono quelle causate dall’uomo: i margini di una crisi che si è manifestata da qualche anno, si sono dilatati e hanno finito per divorare interi settori dell’esistenza dei lavoratori, licenziati, in cassa integrazione, umiliati da riduzioni di salario e aumenti delle ore lavorative da prestare. E tutti i grandi boss delle aziende, soprattutto italiane, hanno scelto di investire risorse e capitali per costruire all’estero posti di lavoro, visto il ridotto costo della manodopera nei paesi che, sino ad oggi, sono vissuti ai margini della società del benessere. Da qui il ricatto spietato, iniziato molto prima che Marchionne ponesse il cappio al collo dei lavoratori Fiat: o chini il capo e accetti le condizioni capestro che ti riducono ad essere il nuovo schiavo della società contemporanea, o rimani a casa senza un soldo per campare la famiglia. La capacità contrattuale dei lavoratori si è svigorita a causa di partiti e sindacati che, invece di lottare per difenderli e rappresentarli li hanno svenduti cercando di salvarsi e nascondersi dietro la bandiera del moderatismo perbenista. Per non parlare del deserto che si presenta davanti al futuro dei giovani, con la vanificazione del titolo di studio e la brutale realtà dove il lavoro è un privilegio di parenti, amici, mafiosi, clienti e portatori di voti. L’impasse delle ultime elezioni ha ridato nuovo fiato e nuova arroganza a una destra fascistoide, convinta di potere usare il consenso elettorale per poter fare ciò che le torna più comodo. E così le porcate si sono alternate alle smentite, il gioco delle tre carte ha portato a credere che erano e sono antagonisti al regime i vari Fini, Mentana, Casini, Monti, Alfano, mentre in realtà si tratta di emanazioni funzionali alla sopravvivenza del centro destra e della metastasi berlusconiana. Con sapiente strategia il dissenso studentesco, quello dei Forconi, quello degli “indignatos” è stato isolato con l’intrusione di qualche mascalzone tra le fila dei dimostranti. Tutti a gridare: “No alla violenza, no al terrorismo, si alle scelte dello Stato”. L’ultima legge finanziaria ha completato lo sfascio, togliendo la tredicesima ai precari della scuola, favorendo i proprietari di slot machines, oltre che quelli di case di lusso, senza toccare di un soldo i redditi alti e quelli dei politici, a meno che non si tratti di sapienti manovre dietro cui c’è la strategia del “lascia” da una parte e “raddoppia” dall’altra. E così prende sempre più corpo il perverso disegno di demolizione della funzione pubblica dello stato e di consegna di questa smobilitazione nelle mani di privati rapaci. La chiesa e le scuole private hanno avuto i soliti ingenti finanziamenti, il tutto coperto con la faccia pacioccona e sempliciotta di Papa Francesco. Non servono scandali, problemi morali, coscienze violentate nei più intimi valori: l’importante è la pecunia, il “vile e tondo metallo”, il denaro: davanti a questo dio, quello vero, con i suoi soci di padre, figlio e spirito santo, svanisce nel nulla o suscita una risata. Anche la sanità pubblica ormai non esiste più e tutto avviene secondo la potenza delle regioni che possono permettersi tecnologie e competenze, rispetto alle regioni più povere, condannate, oltre che alla disoccupazione e alla fame, anche alla mancanza di cure e alla morte, in nome di un federalismo leghista, ormai operante su scala nazionale. E la differenza di ricchezza non è solo tra le regioni, ma tra uomo e uomo: i redditi medio alti hanno continuato a crescere, quelli bassi a restringersi secondo la spietata logica evangelica della parabola dei talenti: “A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quel poco che ha”. E’ di qualche mese fa la notizia che i nostri dirigenti aziendali, ma anche i nostri politici, hanno le retribuzioni più alte d’Europa, ed è di questi giorni la notizia che i lavoratori italiani sono, dopo il Messico, i più malpagati dei paesi dell’OCSE, l’organismo di cooperazione internazionale si cui facciamo parte, assieme ad altri 36 paesi: il reddito medio italiano è di 28.900 euro rispetto alla media di 42.700, per non parlare di quello svizzero, che è di 94.900. Il dieci per cento degli italiani che vive con il 50 per cento delle risorse è un’aberrazione che ci riporta al medioevo, ma ormai, in assenza di opposizione, nessuno sembra più aver voglia di organizzarsi e lottare, ove si esclude quella fascia di dissenso regalata a Beppe Grillo. Con l’elezione di Matteo Renzi alla segreteria del partito i Democratici di Sinistra sembrano avere concluso la loro rincorsa al consenso dei ceti medi. Come già la vecchia Democrazia Cristiana, senza preoccuparsi più dei quattro milioni di poveri, dei tre milioni di disoccupati, dei circa centomila studenti e laureati che ogni anno lasciano l’Italia, dei duecentomila esodati che aspettano la pensione e non hanno più uno stipendio, delle tremila aziende che ogni giorno chiudono in Italia, trascinando alla disperazione dipendenti e padroni: la lista potrebbe continuare all’infinito. Per fortuna è tramontato lo scellerato e folle disegno di Napolitano di fare stare insieme forzatamente maggioranza e opposizione nel governo delle cosiddette larghe intese, tutti insieme appassionatamente: non è tramontata invece l’altra sua perversa idea di stravolgere la Costituzione e riformarla in senso autoritario, e Renzi è proprio il tipo giusto per portare avanti l’operazione. E nessuno si illuda: berlusconi è ancora saldamente al potere attraverso il suo eterno delfino Alfano e attraverso il controllo dei ministeri chiave della Giustizia e degli Interni e della Difesa, da cui dipende tutto l’apparato dell’ordine pubblico e la struttura militare con le sue scelte di riarmo, le commesse di aerei e portaerei, le missioni militari all’estero, che sono un favore fatto agli Stati Uniti. I quali, continuano a spadroneggiare sul nostro territorio con le loro basi militari e con il nuovissimo impianto Muos di Niscemi, che consentirà, tra qualche mese, di intercettare anche il passaggio di una mosca, altro che spionaggio dei governi amici. Dopo le vergogne di Lampedusa e la figura di merda fatta sotto gli occhi di tutto il mondo, aspettando un nuovo barcone di clandestini, possono morire di fame quelli che si sono cuciti la bocca: noi godiamoci in pace le feste di fine anno e gettiamoci nell’orgia dei regali, alla faccia della crisi. Ma senza illusioni: in fondo al tunnel non c’è nessuna luce, c’è ancora buio, malgrado Letta e Saccomanni cerchino di pigliarci per il culo, illudendoci di vedere una ripresa che non c’è. E intanto sono andate via molte persone che hanno occupato uno spazio nella nostra vita, in particolare Enzo Jannacci, don Gallo, Nelson Mandela, Franca Rame. Altri invece continuano imperterriti a ballarci davanti al teleschermo e non si sa quando potremo liberarcene: per uno di essi solo il Senato c’è riuscito. E va bbè! Sperare non costa nulla, fino a quando non saremo costretti a rinviare anche la speranza!
Buon anno (Salvo Vitale)