L’identità siciliana negata (Alessio Pracanica)

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In genere preferisco tirarmi fuori dalle infinite diatribe in cui amano esercitarsi i “leoni”, o meglio i lenoni da tastiera. In questi giorni è di moda  pigliarsela con la ragazza restituita ai suoi genitori e con il suo velo verde,   oppure con la minchiara fatta da Musumeci il quale in un solo colpo ha avuto la capacità di distruggere la sua nomea di persona seria e di mortificare quell’identità siciliana già troppe volte offesa dal razzismo leghista. Non ho potuto comunque  ignorare questo commento garbatamente ironico di Alessio Pracanica, un medico che vive a Lipari e alterna la sua libera professione a quella di scrittore. Caro Alessio, della mia “identità sicilòiana”, io, così come tu, sino orgoglioso e non intendo dividerla con qualche “padano” o che mostri simpatie verso quei leghisti che ce ne hanno dette di tutti i colori.  Credo che Salvini abbia imposto questa scelta sia per mettere le carte in tavola su chi sarà il nuovo padrone dell’isola, sia perchè dietro questo assessorato ci sono grossi interessi economici , concessioni di territori, licenze, finanziamenti di feste, sovvenzioni ad associazioni amiche e altra robetta che serve a far voti.Immagina se Fontana avesse dato l’assessorato ai beni culturali e all’identità lombarda a un siciliano, che co, a Crocetta. Lì sarebbe insorto il mondo, qui ci assuppiamo tutto con qualche mugugno, ma non più di tanto.

Che il 2020 fosse annus horribilis s’era  capito. Non siamo neanche a metà e abbiamo già collezionato una sfilza di piaghe da battere il record di Mosè. L’ultima in ordine di tempo ce la regala il prode Musumeci, governatore della Sicilia, con un rimpasto che accoglie nel governo regionale la Lega di Salvini. La Lega, proprio così. Partito storicamente attento al benessere dei siciliani e del meridione in genere. Verso cui non ha mai lesinato, negli anni, espressioni di affetto e stima. Scomodando di volta in volta la vulcanologia, la zoologia e altre simpatiche discipline naturali. Facendoci sentire non triangolare espressione geografica, ma membri a pieno titolo della grande famiglia nazionale. Meraviglioso dunque, che una simile forza politica accorra in nostro aiuto, recando un fattivo contributo di idee, proposte e soluzioni. E perché sia chiaro a tutti che qua non si perde tempo, sarebbe già stato individuato, con nordico pragmatismo, il terreno in cui svolgere la concreta azione di supporto: l’Assessorato alla Cultura. Settore strategico per una regione ricca di storia e a spiccata vocazione turistica, come la nostra.Chi meglio dei leghisti, considerate le tante e notevoli prove fornite in campo culturale?Coacervo di intellettuali, lievito dell’italico pensiero. Che dovendo nominare una sottosegretaria ai Beni Culturali, propose Lucia Bergonzoni, la quale si vantava di non aver letto un libro negli ultimi tre anni. Senza per questo voler sminuire le lauree del Trota e i gerundi di Salvini. O le competenze geografiche di un Francesco Speroni, che nella sua proposta di riforma federale unì Campania e Calabria, ahimè non confinanti, per interposta Basilicata. Infelice circostanza di cui lo stesso Speroni, evidentemente, non era stato informato. Veda, caro Musumeci, durante il ventennio fascista a lei molto caro, qualcuno propose di intitolare al segretario del partito, Achille Starace, il liceo di Gallipoli,  sua città natale. Paradossalmente, furono gli stessi fascisti a insorgere. Argomentando che, a uno come Starace, si poteva forse intitolare uno stadio, una pista di atletica, un percorso di guerra, ma non certo un liceo. Grazie a Lei, dobbiamo prendere atto che la destra italiana si è finalmente modernizzata e non nutre più certi sorpassati scrupoli. La esortiamo a continuare così. Novello, anzi Nello Stupor Mundi. Perché di fronte alle sue mirabolanti iniziative, un certo meravigliato stupore è più che lecito.

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