C’E’ SINISTRA E SINISTRA (Salvatore Lo Leggio)
Il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa fu una battaglia per cui il movimento operaio e la sinistra avevano combattuto per decenni. Gino Giugni e il partito socialista di Nenni e De Martino lo ritenevano il fondamento dello Statuto dei diritti dei lavoratori, perché metteva fine all’abuso – diffusissimo – dei licenziamenti politici mascherati da disciplinari. L’Unità e il PCI (che poi si astenne nel voto finale sullo Statuto dei Lavoratori per le limitazioni assai forti dei diritti sindacali nelle imprese più piccole) salutarono il passaggio dell’articolo 18 come una grande vittoria (“La democrazia entra in fabbrica”). Nel 2002 la difesa dell’articolo 18 produsse al Circo Massimo la più grande manifestazione politica dell’Italia Repubblicana. Lei, in una fase di crisi economica ancora molto pesante, con la Cgil e il movimento operaio prostrati dalla gravissima crisi e con poche possibilità di reazione ha abrogato quella tutela. E’ vero che tutelava ormai solo una parte del lavoro dipendente come è vero che dall’esplosione della crisi è diventato molto più facile licenziare eludendo l’articolo 18, ma è anche vero che esso stava lì, nel codice delle leggi, ad esprimere il concetto che l’azienda non è soltanto dei detentori del capitale, che il lavoratore non è una macchina o uno strumento di lavoro. Ed è vero che neanche i datori di lavoro insistevano per la sua abrogazione. Lei ha voluto fare un regalo al capitale, piantare una bandiera ideologica affermare il principio che l’imprenditore capitalista è il padrone e che comanda lui, senza vincoli. In un paese in cui la vicenda della sinistra è così strettamente intrecciata con la lotta operaia e del lavoro lei ha scelto su una questione di principio fondamentale la parte del capitale.
Lei pretende, nonostante tutto ciò, di essere di sinistra.
Certo c’è stata e c’è, in questo paese, una sinistra “borghese”, elitaria, decente sui temi dei diritti civili benché incline al compromesso, talora aperta su alcuni temi sociali, ma fondamentalmente filopadronale, quella che al massimo grado è impersonata da quei radicali cui Pasolini dedicò un indimenticabile epigramma, “coscienze serve della norma e del capitale”. Difficilmente quella sinistra lì sarà la stessa di quella dei milioni di lavoratori e popolani che erano di sinistra e che credevano nella solidarietà di classe e nel ruolo nazionale e di governo del mondo del lavoro.
Forse, assumendo Emma Bonino e i suoi radicali, da sempre ostili all’articolo 18, come ai diritti dei lavoratori in quanto tali organizzati, lei, che viene da un centrismo corporativo e vagamente populista che nel secolo scorso fu impersonato da Fanfani, ha voluto arruolarsi in quella sinistra, ma l’aver meritoriamente favorito con un impegno efficace l’approvazione di due leggi positive e da lungo tempo attese sui diritti individuali non modifica le fondamentali scelte di classe e non le guadagna la simpatia e il voto dell’elettorato operaio e popolare che era un tempo di sinistra.
(Salvatore Lo Leggio facebook 24.12.2017)