Cupio dissolvi
Nella loro ultracentenaria storia i movimenti della sinistra si sono sempre caratterizzati per la loro litigiosità interna, poiché ognuno ritiene di essere il depositario della verità e dell’ortodossia: ne consegue un proliferare di scissioni, di nuovi partiti, di scomuniche e di violente invettive contro “i traditori”, che così diventano nemici politici, molto più di quanto non lo siano i veri nemici politici della parte opposta. Spesso si tratta di forme di integralismo simili a quelle religiose. E’ interessante il giudizio che nel film “I cento passi” Stefano Venuti dà a Peppino, quando questi gli comunica l’intenzione di partecipare alle elezioni con una sua lista: “Noi siamo condannati a perdere perché ci piace essere divisi”. Sul masochismo della sinistra molto è stato scritto. Molti esponenti della cosiddetta sinistra “radicale” sono talmente abituati a fare opposizione che non sanno fare altro. La visione critica della realtà, della situazione, dell’operato governativo, li porta spontaneamente, per formazione politica, a riconoscere gli aspetti negativi e a denunciarli, quasi si trattasse di decisioni “nemiche”, rispetto a cui disporsi per la lotta politica. In realtà non sempre la visione sociale di un gruppo politico si coniuga con l’esigenza di governare la società con regole e con visioni del mondo alquanto diverse dalle proprie. E così si mette in moto una sorta di “cupio dissolvi”, cioè di un arcano bisogno di autodistruzione, soprattutto nel momento in cui c’è da assumere l’assunzione delle proprie responsabilità e recitare un ruolo propositivo. Non vogliamo andare troppo indietro, ma viene in mente il brutalem massacro degli anarchici spagnoli, operato dai comunisti. dei quali erano alleati nella lotta contro il franchismo. Per non parlare delle purghe staliniste e dell’assassinio di uno dei più grandi esponenti del comunismo, Trostky.
Il fascismo è stato possibile perché i socialisti, allora in maggioranza, si erano divisi in tre partiti. Chi non ricorda la caduta del primo governo Prodi, per un voto, poiché Rifondazione aveva votato contro per la mancata realizzazione delle 35 ore? Dopo di che abbiamo avuto 5 anni con il ducetto e i suoi scagnozzi e nessuno ha più parlato dell’argomento, tranne riesumarlo quando è tornato il centrosinistra per agitare lo spettro dei problemi del lavoro come elemento per prendere le distanze da un governo di cui si era fatto parte. Per carità, si trattava di rivendicazioni sacrosante, ma è giusto sacrificare un’esperienza politica per realizzarle, quando la prospettiva più concreta è quella di affossarle definitivamente? E se torniamo alle penultime europee, vediamo che il giochetto si è riproposto: dall’accoppiata Veltrusconi è venuto lo sbarramento del 6% e a sinistra del PD, invece di associarsi si sono divisi, con il risultato di perdere tutto, perché, anche se messi assieme i vari cespugli superavano il 6%, singolarmente non ce l’ha fatta nessuno. Risultato: scomparsa delle liste d’ispirazione comunista, prima dal parlamento italiano e poi da quello europeo.Analogo percorso alle ultime europee con la lista Tzipras, che a stento è riuscita a raggiungere il quorum, ma che si è subito divisa. Come se non bastasse, Il gruppo “Sinistra e Libertà” ha consumato un’ulteriore scissione da Rifondazione, dando luogo ad altre frammentazioni, ma parlando della necessità di allearsi, mentre il PCdI di Di Liberto sta faticosamente riavvicinandosi a Rifondazione, da cui dieci anni fa si era separato: per contro i Verdi hanno mollato Rifondazione e la Sinistra Arcobaleno per tornare a correre da soli, e quindi per non andare da nessuna parte. Non bisogna scordare che ci sono “I Verdi Verdi”. Per non parlare del partitino di Ferrando, Partito Comunista dei lavoratori italiani, che ha raccolto, alle nazionali, lo 0,5%, e che si ritiene soddisfatto. Di Pietro ha perso ogni credibilità dopo che Report ha trasmesso l’elenco delle sue proprietà, ma Di Pietro non è di sinistra, nè tantomeno di sinistra è il Movimento cinque stelle, che ha raccolto aree di dissenso tradizionalmente di sinistra, Rutelli ha creato il suo partitino, che ricorda le api, altri profughi si sono ritrovati in Sinistra Italiana, ma c’è sempre chi ha la puzza al naso, mentre i cosiddetti Dem, ovvero la sinistra della sinistra renziana, non sanno cosa fare, stretti tra l’avventurismo politico e le cazzate di Renzi e la voglia di una scissione dei rottamati e di coloro che ancora conservano qualche idea di ciò che vuol dire stare a sinistra.In compenso ci hanno pensato Fassina e Civati, che hanno fondato i loro partitini, che ancora non sono tali.. Niente paura, lo smembramento continua: alla fine ne resterà uno solo, prima che scompaia anche quello.