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Delitti di mafia a Partinico (S.V.)

partinico (1)

26.2.1995: Tra Terrasini e Partinico,  all’interno del bagagliaio di una macchina, una Golf,  è ritrovato il corpo di Francesco Brugnano, (63 anni), un commerciante di vini partinicese, abitante a Carini, che, si presume, essere stato un informatore del maresciallo Lombardo. Qualche mese dopo, (4 marzo 1995) Lombardo, che aveva incontrato Gaetano Badalamenti in America, e si apprestava a reincontrarlo, venne trovato morto dentro la sua macchina, nei pressi della caserma di Palermo Bonsignore, e le indagini conclusero che il suo era stato un suicidio, cosa a cui la famiglia non ha mai creduto.

 

4.1.1997: Viene ucciso a colpi di pistola,  nei pressi del suo terreno in contrada Cambuca, Giuseppe La Franca, un avvocato già dipendente del Banco di Sicilia e in pensione. La Franca stava preparando un libro sul passaggio dei Garibaldini a Partinico e sugli eventi sanguinosi ad esso connessi. E’ ucciso dai fratelli Vitale, soprannominati Fardazza,  Leonardo e Vito, nuovi capimafia di Partinico,  che si erano impossessati di un casolare  di proprietà di parenti del La Franca, il quale si rifiutava di vender loro i suoi terreni. L’omicidio fa molto scalpore, al punto che a Partinico viene lo stesso presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il quale ebbe a dire : “Non un palmo di territorio deve essere fuori dal controllo dello stato”.  Mentre lui parlava, a pochi metri di distanza i Fardazza continuavano a sversare sulla strada i liquami delle loro vacche.

 

23.11.97 Nei pressi dell’Ospedale Civico di Partinico  viene ucciso a pistolettate Antonino Geraci, detto Nenè il Giovane per distinguerlo da suo zio Nenè Geraci, il Vecchio, boss assoluto di Partinico, il cui nome si trova in tutti i delitti di mafia avvenuti durante “il regno” dei Corleonesi. L’omicidio è stato consumato da  Marcello Fava, già condannato a 14 anni per l’omicidio di Tommaso Lo Presti. Fava ha raccontato che suo fratello, che, al contrario di lui non è pentito, assieme ad un altro pentito, Giuseppe Arena,  ha dovuto fare un favore a Vito Vitale-Fardazza, poiché Nenè il giovane sembrava voler raccogliere l’eredità dello zio e sostituirlo come capomafia a Partinico. Nell’omicidio sembra essere stato coinvolto anche Giuseppe Landolina. Per questo omicidio Vito Vitale è stato condannato all’ergastolo.

 

 

20.6.1998  Esecuzione di  Salvatore Reina, salumiere di Partinico . L’omicidio è commissionato da Giusy Vitale, che, dopo l’arresto dei suoi fratelli ha preso le redini e la reggenza della cosca, mostrando di essere capace di guidarla. In una intercettazione si sente Giusy che parla con Michele Seidita, il quale, poco prima di mezzanotte esegue il delitto, avendo come palo il marito della Vitale Angelo Caleca.

 

10.4.1999.: è ricordato come “il delitto del panificio”: Salvatore Bagliesi irrompe nei locali del forno in cui stava lavorando Francesco Paolo Alduino e lo uccide assieme a Roberto Rossello. Bagliesi, assolto in primo grado e condannato all’ergastolo in appello, poche ore prima della sentenza fugge facendo perdere le sue tracce. Ben poco si sa  di questo doppio delitto, se non che gli Alduino non volessero accettare le pretese di comando della cosca mafiosa dei Vitale,- Fardazza.

 

3.10.2005: E’ la volta di Maurizio Lo Iacono(35 anni): un vero e proprio agguato mafioso nei confronti di un sorvegliato speciale , accusato di associazione mafiosa, abitante in via Piero Della Francesca a Partinico, sorpreso nel momento in cui usciva di casa: due killer, col volto coperto da due caschi integrali sparano 15 colpi contro il figlio del boss Francesco Lo Iacono, in carcere al 41 bis , schierato con Bernardo Provenzano, indicato da Giovanni Brusca come il traditore di Totò Riina, poiché ne avrebbe favorito  l’arresto.  Interessante, in tal senso, la deposizione di Giovanni Brusca: «L’ipotesi  che sia io sia Bagarella – disse Giovanni Brusca – prediligevamo era che la soffiata giusta fosse arrivata da Partinico e, al riguardo, pensavamo a Francesco Lo Iacono e Antonino Geraci. Quest’ultimo, infatti, non aveva gradito l’omicidio del suo consuocero Gaetano Carollo e di suo figlio». «Geraci – aggiunse Brusca – era molto vicino a Francesco Lo Iacono, a sua volta, legatissimo a Bernardo Provenzano. In altri termini la mia ipotesi è che Geraci (o Lo Iacono oppure, in ultima analisi, Domenico Salvia) avesse fornito a Brugnano (un confidente assassinato a Terrasini) indicazioni sui Ganci per pervenire all’arresto di Riina e che Brugnano avesse girato la notizia al maresciallo Raffaele Lombardo, morto suicida”. Maurizio Lo Iacono era agli arresti domiciliari poiché i giudici della corte d’Appello avevano annullato, per un vizio di forma, il processo con cui era stato condannato a nove anni di reclusione.

 

13 7.2007  Tocca a Giuseppe Lo Baido (36 anni), figlio naturale del vecchio  capomafia Francesco Lo Iacono. Su di lui grava il sospetto, se non la certezza, che sia stato il killer dell’omicidio  di Maurizio Lo Jacono. A eliminarlo è Corrado Spadaro, (39 anni) con la collaborazione di      Sergio Macaluso, suo cognato, al quale avrebbe poi dato 5 mila euro.  I due aspettano che Lo Baido rientri a casa, e parcheggi l’auto  In un primo momento il fucile a canne mozze usato da Spataro non funziona , e così l’assassino  ci riprova con la sua Smith&Wesson e spara due colpi, uno al collo e uno alla tempia di Lo Baido.  I due danno fuoco alla Uno dalla quale erano scesi e salgono su una Seat Ibiza, allontanandosi verso Palermo e sbarazzandosi dell’arma del delitto.   Due mesi prima del delitto gli era stata bruciata la macchina. L’omicidio di Lo Baido e quello di Cusumano erano stati commissionati da Francesco Lojacono, per vendicare l’assassinio del figlio Maurizio

 

12.2.2008 Giampaolo  (29 anni)e Giuseppe Riina (33 anni): sono figli di Salvatore, ucciso dieci anni prima. Intorno alle sette di mattina, nei pressi del bar Bono, a Piazza Santa Caterina, m,entre le vittime prendevano il caffè scoppia il finimondo. Vittime della sparatoria i fratelli Reina, titolari di una piccola impresa edilizia che si occupava di movimento terra e che aveva ottenuto piccoli appalti dai comuni di Partinico e Giardinello. Per i due delitti sono stati condannati all’ergastolo Leonardo Vitale e sua sorella Giusy, diventata intanto collaboratrice di giustizia, è stata condannata a 12 anni. Anche il solito Michele Seidita sembra essere coinvolto nel delitto

 

Una vicenda collaterale

1.6.1987: Fuori dal territorio di Partinico si svolge  una vicenda in qualche modo legata alla mafia partinicese. A Liscate, vicino Milano, viene ucciso un imprenditore palermitano Gaetano Carollo: si faceva chiamare ing. Michele Tartaglia ed era inseguito da un mandato di cattura emesso a Palermo nel 1984. La richiesta di uccidere Carollo è partita da Bernardo Provenzano al boss Piddu Madonia , ma coinvolge anche Antonio Rinzivillo , mafioso di Gela, Cataldo Terminio, mafioso di San Cataldo e il boss di Catania Santo Mazzei: obiettivo era di portare Milano sotto l’ombrello di Cosa Nostra. La famiglia Carollo vive una serie di drammatiche esperienze: viene ucciso un tal Ciulla, fratello della moglie di Gaetano Carollo, sparisce per lupara bianca il figlio Piero, mentre Tony,  l’altro fratello, che aveva sposato una figlia del boss di Partinico Nenè Geraci, finisce in carcere intorno al 1990, sconta 24 anni e, quando esce, a 64 anni,  ci torna poco dopo, per riciclaggio, arrestato per la “Duomo connection,  iniziata nel 1990 con il contributo di Giovanni Falcone: in realtà pare che Carollo fosse intenzionato a riprendere Milano sotto il suo controllo. Negli anni 90, prima dell’arresto, aveva portato avanti un colossale riciclaggio di soldi mafiosi investendo nel mondo delle costruzioni edili, degli appalti. Il suo legale, Giovanni Bosco, ritenuto l’autentica “mente” del giro d’affari,  al momento dell’arresto si è sentito male  ed è morto d’infarto poco dopo, all’ospedale di Magenta. Bosco era cognato del boss di Abbiategrasso Paolo Errante Parrino, implicato nell’inchiesta Hydra: nel suo studio aveva lavorato Gaspare Allegra, figlio della sorella di Matteo Messina Denaro, morto a 37 anni nel 2021.

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