Difesa legittima da legislatori ignoranti (Mauro Mellini)
Tempo fa mi accadde di scrivere che purtroppo non sembrava trovarsi difesa da magistrati privi di buon senso e dal sistema, da essi instaurato, di considerare l’obbligatorietà dell’azione penale un valore ed un sistema assoluto, privo di ogni aggancio a precise condizioni che la impongano e tale da manifestarsi addirittura in indagini per “scoprire” se ci sia qualcosa, qualche pretesto che imponga di esercitarla.
E’ evidente, ma non si osa affermarlo, che i casi più scandalosi di persecuzioni giudiziarie di chi si è trovato a doversi difendere sono provocati da questa distorsione della concezione stessa di “obbligatorietà dell’azione penale” (espressione in sé vaga e pericolosa) oltre che da una legislazione che oggettivamente nel nostro Paese rende problematica la sussistenza delle condizioni di “legittimità” del difendersi ed addirittura sconveniente ricorrervi.
Inutile dire che di tutto ciò non si è parlato, o se ne è parlato a vanvera. Ed a vanvera si è posta mano a questa nuova (è la seconda) riforma dell’art. 52 del codice penale.
A vanvera perché si direbbe proprio che questa è stata l’occasione in cui l’incompetenza, l’ignoranza, il sentito dire, la mancanza della capacità di ragionare e di esprimersi per categorie logiche, senza confondere principi ispiratori e finalità generali con particolari e dati conseguenziali e, soprattutto, saper discutere delle norme da approvare e modificare senza confondersi e lasciarsi fuorviare da nuovi stati d’animo ed esigenze di scena, ha trionfato e lasciato un’impronta, probabilmente destinata a passare nel testo definitivo della legge che sarà approvata, decisamente asinina e ridicola.
Questa riforma passerà alla storia (ed alle barzellette…) come quella dell’”orario di legittimità della difesa”. In verità questa storia della difesa notturna (legittima) e diurna (illegittima) rivela la sostanziale ignoranza dei principi fondamentali della struttura della fattispecie penale da parte di legislatori improvvisati, esperti più di discussione da bar di periferia che di analisi e considerazioni propriamente giuridiche.
Il giorno e la notte possono rappresentare dati circostanziali anche di grande rilevanza per valutare le condizioni realmente rilevanti della legittimità o meno della difesa. Di notte è più facile che ci si senta in pericolo, che non si possa ricorrere all’aiuto altrui, come è più probabile che chi delinque di notte sia portato a forme più gravi e spregiudicate di offesa alle persone che si trova davanti. Ma non è certo il fatto in sé dell’offesa, del pericolo e della scelta del modo di difendersi che varia per tutto ciò. Fondare la sussistenza dell’esimente sull’”orario”, su di un particolare, su un dato circostanziale, per quanto rilevante è quindi, in sé, un errore. Che, come tutti i casi in cui particolari e dati circostanziali vengono scambiati ed anteposti ai principi determinanti la configurabilità di un istituto giuridico, è errore che, alla prova delle applicazioni pratiche, si dimostra pernicioso. E grottesco.
Se l’argomento consentisse di abbandonarsi alla satira ed alla comicità, tutta la casistica della applicazione della “nuova legittima difesa” può trasformarsi in una raccolta di storielle adatte più all’avanspettacolo che alle riflessioni giuridiche.
Eccone qualche esempio, neanche troppo “cattivo”. Non è detto però, che queste ipotesi comiche debbano rimanere solo barzellette e non divenire rompicapi per quanti dovranno o vorranno cimentarsi nell’interpretazione della nuova regolamentazione nei casi in cui si dovrà applicarla.
Anzitutto: quando è notte? Nelle giornate di forte nuvolosità, come è noto, fa giorno tardi.
E, poi, d’estate ci si potrà difendere meno facilmente: le nottate sono più corte.
E, puta caso, Tizio si sveglia, sente rumori sospetti. E’ un pignolo, dà un’occhiata all’orologio: sono le quattro, dunque è ancora notte.
Vede un’ombra e spara. Ma l’orologio andava indietro, anzi, era fermo. Quid juris”?
Caio, uomo accorto, è svegliato da rumori nel suo appartamento. Prudentemente dà un’occhiata all’orologio, che spacca il minuto, sono le cinque e mezza del pomeriggio invernale. Prende la pistola, mette la pallottola in canna e aspetta. I rumori continuano. L’orologio segna ora le sei. Fuori è buio, si sono accese le luci di città. Prende la mira (al chiarore dei lampioni di fuori!!) e spara. Legittima difesa!
Poi sorgeranno questioni geografiche e astronomiche. Si sa che a Lecce fa giorno prima che a Ventimiglia. Si deve tener conto dell’orario nazionale o dell’astronomia?
C’è poco da scherzare, mi direte: è vero. C’è poco da scherzare mettendosi a fare i legislatori confondendo principi e circostanze. E non badare all’essenziale. Che è, poi, quello denunciato da Leonardo Sciascia: i cretini sono tanti. E godono di ottima salute (non mentale).
Mauro Mellini
05.05.2017
P.S. Ora anche Renzi e Grasso ammettono che il P.D. ha fatto passare una cavolata e assicurano che al Senato vi si porrà rimedio. Già, perché c’è ancora il Senato ed il “bicameralismo perfetto” che proprio quei signori volevano abolire. Abolire la possibilità di rimediare alle cavolate. Dovrebbero ringraziarci di non aver dato loro retta.