I PIP di Palermo: un esercito di 2500 lavoratori senza speranza
I P.I.P. di Palermo, un esercito di 2500 lavoratori senza speranza
Salvo Vitale
I P.I.P. appartengono a quelle categorie di lavoratori, in gran parte precari, cui sono state date sigle impossibili e ridicole, tipo Co.Co.Co, oppure Co.Co. a seguito di piccole strategie, per lo più clientelari, con cui venivano assunti giovani da associare ai lavoratori titolari in servizio nei pubblici uffici, con orario ridotto,pagati in misura molto inferiore a quella dei titolari e sui quali costoro scaricavano gran parte del lavoro inevaso. Sono nati alla fine degli anni ’90, con una sigla che significa “Piani di Inserimento Programmato”, ma che richiama facilmente altre cose, dalla pipì alle pippe. Oggi non c’è più inserimento nè programmazione, quindi sono chiamati ex-Pip. Il progetto, che una volta si chiamava “Emergenza Palermo” prevedeva soprattutto il reinserimento di categorie svantaggiate, disoccupati, ex alcolizzati, ex tossicodipendenti, ex detenuti, che erano 1800, per i quali la ricerca di un lavoro era problematica, ma, per evitare che potessero tornare a delinquere o ricadere nella situazione di prima, era necessario cercare forme di reinserimento sociale attraverso un’occupazione. All’inizio erano 700, che, in 15 anni sono diventati 3300, un vero esercito che oggi si è ridotto a 2300 e che ha attraversato una serie di rocambolesche vicende . Pur essendo a carico della Regione erano gestiti dal Comune di Palermo che li utilizzava in uffici regionali, ospedali, uffici giudiziari, onlus, scuole e perfino parrocchie con lavori occasionali, pulizie, giardinaggio, riparazioni. Con l’andar del tempo il lavoro è stato allargato alla pulizia di trenta chilometri di costa, al rifacimento dei marciapiedi, alla riapertura dei sottopassi, agli sgomberi allo Zen e alla raccolta differenziata. Per loro l’agenzia “Italia lavoro”, del ministero del Welfare, aveva creato una società di scopo, la SPO, Servizi per l’occupazione, società satellite della Gesip, nata il 26 marzo del 2004, per gestire il progetto “Piano per l’occupabilità dei soggetti svantaggiati dell’area metropolitana della città di Palermo”. Il costo era di 36 milioni l’anno, pagati dalla Regione. Nel 2010 il governo Lombardo decide di prenderseli in carico affidandoli alla Social Trinacria Onlus, creata ad hoc per l’assunzione degli oltre 3 mila lavoratori, con una copertura per tre anni e con i contratti a tempo indeterminato, per sfruttare gli sgravi fiscali della legge 407. Trascorsi i tre anni e finiti gli sgravi il costo di questi lavoratori è arrivato a 50 milioni di euro ed è diventato, un problema per le magre risorse regionali. La Social Trinacria è stata sciolta e ai lavoratori è stato riconosciuto un salario pari a quello che percepivano nel 2009, prima che questa società venisse creata per loro, ovvero, poco più di 600 euro. Sono stati tirati in ballo 24 milioni di fondi dell’INPS, altri 20 milioni di fondi PAC di provenienza europea, ma il problema si è riproposto costantemente, con scioperi, manifestazioni spesso non autorizzate, lancio di pietre e bottiglie molotov contro i poliziotti, occupazioni, persino della Cattedrale di Palermo, incatenamenti presso i cancelli della sede della RAI. E’ scattata persino un’indagine della Procura, a seguito di una denuncia presentata dall’assessore Regionale Sebastano Caruso su una cinquantina di lavoratori che hanno presentato falsi certificati per essere assunti falsificando l’ordinanza di riabilitazione del Tribunale di Sorveglianza. Già due anni fa l’assessorato ha avviato verifiche e ne aveva espulso quasi seicento per precedenti penali per reati gravi (incompatibili con un impiego nelle pubbliche amministrazioni) o perchè avevano redditi elevati che non giustificavano la richiesta di lavoro. In seguito con vari decreti e leggi molti di loro sono stati riammessi, ma il problema del loro utilizzo e, soprattutto del loro pagamento, rimane aperto e giornalmente la Regione studia o s’inventa metodi e norme per rendere più difficile la vita a questi lavoratori, che, se si fermassero, manderebbero in tilt tutti quelli che vivono a Palermo e nel suo interland. La direzione e la gestione è affidata alla dott.ssa Pollara, la cui sede è in via imperatore Federico e le nuove norme prevedono non più un mese, ma solo dieci giorni di malattia all’anno, non più 30 giorni all’anno, , ma un giorno e mezzo di ferie al mese, pagamento ogni due mesi, nessuna stabilizzazione o sicurezza per il domani, anche se sembra garantito il TFR, del quale i lavoratori chiedono il pagamento anticipato di una parte per integrare il magro salario bimestrale. La situazione sembra senza non avere spiragli, dal momento che il presidente della Regione Crocetta nel maggio scorso ha detto: “Le proteste, gli scioperi della fame e quant’altro non servono a nulla, salvo a contribuire a creare illusioni non realizzabili. Ci dispiace che sia andata così, ma il governo regionale quest’anno ha riparato a una situazione difficilissima che si era creata nei confronti degli ex Pip, dopo il taglio dei fondi Pac che coprivano la nuova misura di sostegno al reddito”. L’anno prossimo si vedrà.