Il Rosatellum è incostituzionale: il voto non è libero, uguale e personale
Felice Besostri è un avvocato costituzionalista che da sempre si batte contro l’incostituzionalità dei sistemi elettorali italiani. E’ stato deputato del PdS e, nel 2001, presidente della Commissione affari costituzionali. In questa intervista di Silvio Buzzanca, pubblicata su Facabook il 1 novembre, illustra gli aspetti di incostituzionalità che contiene il Rosatellum
Il giurista che ha guidato le campagne che hanno affossato il Porcellum e l’Italicum è molto critico con la nuova legge elettorale
ROMA – “Alla mia età vorrei occuparmi dei miei nipoti. È un caso eccezionale che un Parlamento faccia tre leggi elettorali incostituzionali. Due ho contribuito a farle dichiarare tali. È vero che non c’è il due senza tre. Ma soprattutto: la sentenza fatta dopo le elezioni a cosa serve?”. Felice Besostri, avvocato, professore universitario, ex deputato socialista, è uno dei protagonisti delle battaglie giuridiche che hanno portato la Corte Costituzionale ha dichiarare parzialmente incostituzionali il Porcellum e l’Italicum. Adesso tenta un nuovo approccio per cercare di demolire il Rosatellum. Una legge elettorale, anche questa, che giudica tarlata da vizi di incostituzionalità perché “il voto non è sempre uguale, non è libero e non personale”.
ROSATELLUM, ECCO COME FUNZIONA. LA SCHEDA
Avvocato Besostri, perché il Rosatellun è incostituzionale?
“È incostituzionale in base alla sentenza della Consulta che affossò il Porcellum. In quella sentenza i giudici fanno un riferimento molto preciso ad una sentenza del Tribunale federale tedesco del 25 luglio 2012 sui mandati aggiuntivi. La nostra Corte, non avendo precedenti di annullamenti di leggi elettorali nazionali, li ha dovuti prendere da un ordinamento omogeneo che non avesse costituzionalizzato il sistema elettorale. Io poi aggiungo che il loro articolo 38 e il nostro 48 delle Costituzioni sono perfettamente sovrapponibili”.
Bene. Ma qui siamo ancora alle fonti…
“Quella sentenza dice che ciascun voto deve contribuire potenzialmente con pari efficacia alla formazione degli organi elettivi. Quando il legislatore adotta il sistema proporzionale, anche in modo parziale, genera negli elettori la legittima aspettativa che non si determini uno squilibrio negli effetti del voto: ci deve essere una corrispondenza fra i voti in entrata e i seggi in uscita. Nel Rosatellum questo non avviene a causa di due elementi: l’assenza del voto disgiunto e dello scorporo”.
Avvocato, lo scorporo è l’oggetto più misterioso degli ultimi 25 anni di vita politica…
“Nel Rosatellum abbiamo eletti nella parte maggioritaria, collegio uninominale, e eletti nella parte proporzionale. Chi è eletto nel collegio uninominale ottiene sicuramente una percentuale di voti più alta di quella che mediamente a livello nazionale ottiene il suo partito o la sua coalizione. Siccome i suoi voti vanno ad aumentare la parte proporzionale, si altera il rapporto fra voti in entrata e seggi in uscita.
E questa è una furbata che non era prevista nel Mattarellum. In quella legge i voti serviti ad eleggere un parlamentare nella parte uninominale venivano detratti dalla parte proporzionale. E sempre in quella legge c’erano due schede e l’elettore poteva usare il voto disgiunto. Inoltre c’è anche il problema delle candidature multiple e delle liste Corte”.
Anche questo è argomento ostico…
“Le liste sono eccessivamente corte. E anche questa è una furbizia. Si vuol fare credere, e non è vero, che la Consulta si sia pronunciata per le liste corte. Il massimo dei candidati in un collegio plurinominale proporzionale è quattro, anche quando si debbano eleggere otto parlamentari. Nel caso in cui uno sia eletto sia nel proporzionale che nell’uninominale deve optare per l’uninominale. E se lo stesso è stato candidato cinque volte grazie alle candidature multiple previste dal Rosatellum, gli eleggibili nella parte proporzionale scendono da quattro a tre. In casi estremi anche a due.
In conclusione quando non ho un numero sufficiente da eleggere in una circoscrizione devo andare a cercarli in un’altra circoscrizione. E questo, secondo quella sentenza della Corte tedesca fatta propria dalla nostra, vìola il principio che nessun candidato può essere favorito o sfavorito dal comportamento elettorale di cittadini elettori di una circoscrizione diversa da quella in cui è candidato. Così il voto non è uguale fra una circoscrizione e un’altra”.
Avvocato, come spiegarlo agli elettori?
“Lo si può fare spiegando che si vìola anche il principio del voto personale. Con la lista corta io dovrei conoscere il candidato. Ma questo può portare all’apprezzamento o al disprezzo del candidato. Se non posso scegliere all’interno della lista viene meno la mia personalità di voto. Sono costretto a votare dei candidati che non apprezzo. E qui ritorna il problema dell’assenza del voto disgiunto. E quindi si profila l’incostituzionalità. Poi, come sempre il diavolo si annida nei dettagli…”.
Quali dettagli?
“Guardiamo alle norme per l’elezione dei parlamentari del Trentino Altro Adige e del Molise. Nel voto nel Trentino Alto Adige il rapporto fra proporzionale e maggioritario si rovescia a favore della parte maggioritaria con sei deputati contro cinque. E questo non riguarda per nulla gli accordi De Gasperi-Gruber perché quella parte riguardava il Senato”.
Ma pure il Molise è nel mirino?
“Nel Molise due deputati sono eletti nel maggioritario e uno con il metodo proporzionale. Come si possa eleggere un deputato con il metodo proporzionale è da premio Fielis che corrisponde al Nobel per la matematica”.
Mattarella dovrebbe allora non promulgare?
“Dicono che promulga venerdì. Mi sembra un po’ troppo presto e io dico al Presidente che sarebbe meglio riflettere più a fondo. Ma quelle che ho elencato sono questioni di merito sulla legge. Ci sono invece questioni di metodo che sono state già sollevate davanti alla Corte per conflitto di attribuzioni. Per sollevarle, infatti, non serve che la legge sia promulgata, perché il conflitto di attribuzione si crede che sia stato già violato dai voti di fiducia”.
Il 12 dicembre la Consulta dovrà pronunciarsi sull’ammissibilità di due ricorsi sulle modalità di approvazione dell’Italicum tramite la fiducia. Sono conflitti di attribuzione sollevati da quattro deputati e dai gruppi grillini di Camera e Senato. È evidente che c’è un nesso con il Rosatellum. E infatti i gruppi grillini hanno sollevato lo stesso conflitto di fronte alla Corte anche contro la fiduce sulla legge appena approvata. Ma singoli deputati e gruppi hanno questo potere?
“L’idea del potere del singolo deputato a ricorrere nel caso della violazione dell’organizzazione dello Stato è sostenuta dal giurista tedesco Georg Jellinik nel 1901. Non è dunque un’invenzione dell’avvocato Besostri, ed è stata ripresa nel 1991 dall’attuale giudice costituzionale Nicola Zanon.
Inoltre, due dei tre conflitti di attribuzione sono fatti a nome dei gruppi e la violazione delle regole sulla fiducia nel caso dell’approvazione delle leggi elettorali era presente anche nei ricorsi ai tribunali che portarono alle decisioni della Consulta. La Camera di Consiglio della Corte è segreta e non ci saranno contraddittori. Precedenti interorganici non ce ne sono. Ma la Corte, in maniera indiretta, ha riconosciuto che i gruppi sono organi del Parlamento”.