“In nome dell’antimafia” a Partinico
In questo libro ce n’è per tutti e di tutti i colori. C’è l’antimafia vera e quella falsa, la mafia vera e quella apparente, i nuovi padroni di Palermo, parte di un giro che comprende avvocati, magistrati, economisti, bancari e banchieri, costruttori buoni, cioè col certificato antimafia e costruttori cattivi, ai quali il certificato è stato negato con fumose motivazioni, collaboratori di giustizia credibili e altri che raccontano balle, magistrati che sequestrano beni e i cui beni sono stati poi sequestrati da altri magistrati, amministratori giudiziari con parcelle da un milione di euro, imperi economici distrutti, lavoratori senza più posti di lavoro, aziende sequestrate, demolite e poi riconsegnate a scatola vuota ai proprietari, con i debiti da pagare, parenti di mafiosi diventati, per transitività mafiosi anch’essi, Paperoni apparenti, da un miliardo e mezzo di euro, senza un dollaro in tasca, affari sottotraccia con protezioni politiche, disperazione, voglia di raccontare le ingiustizie subite ad una piccola televisione e ritorsioni giudiziarie nei confronti di chi ha osato, attraverso questa emittente, denunziare il marcio che si annodava in seno a chi doveva rappresentare lo stato.