Incendio alla Distilleria Bertolino. Tre ustionati
E’ andata bene e poteva finire peggio. Ieri verso le 22 prima un boato, poi le fiamme in uno dei silos della distilleria. Sono rimasti ustionati tre operai, due in modo lieve, uno, Francesco Paolo Di Dia, di 44 anni in condizioni più serie, ricoverato al centro grandi ustioni presso l’ospedale Civico di Palermo. Dalle prime indagini pare che l’incendio sia stato causato dal mancato o difettoso funzionamento di un manicotto dell’impianto di combustione delle vinacce esauste. Pare che gli operai, nell’aprire un portellone da cui avevano visto uscire del fumo, siano stati investiti da una fiammata. L’intervento immediato dei vigili del fuoco con tutti i mezzi disponibili, arrivati anche da Palermo, ha evitato il peggio.
La distilleria è vecchia, i suoi impianti sono obsoleti e la stessa proprietà della fabbrica da alcuni anni avverte l’esigenza di localizzarla per rinnovare interamente con macchine più all’avanguardia l’intero sistema di distillazione delle vinacce. Ormai dal lontano 1978, quando Simone Jacopelli per primo cominciò a sollevare il problema, occupando la fabbrica e rimettendoci il posto di lavoro, si parla dei danni ambientali causati da quello che, con l’andar del tempo è diventato uno dei più grandi impianti di distillazione in Europa. Sarebbe troppo lungo ripercorrere lotte, manifestazioni, provvedimenti, controlli e mancati controlli, multe mai pagate, denunce, espedienti, benedizioni, maledizioni, autorizzazioni rilasciate dagli organi competenti, l’ultima delle quali un mese fa.
Tre anni fa il comune di Partinico, a firma dell’amministrazione Lo Biundo, è riuscito a stipulare un accordo, che ne prevedeva la delocalizzazione in contrada Sant’Anna e qualche giorno fa l’attuale Consiglio Comunale ha approvato la variante al piano regolatore che permette di classificare come aree edificabili gli attuali terreni dove ha sede la fabbrica, che dovrebbe essere chiusa entro i prossimi due anni, per dare posto alla costruzione di alcuni palazzi. E tuttavia sono insorti ricorsi, sono nati comitati intercomunali avversi alla nuova destinazione dell’impianto, paventando ulteriori disastri ambientali, inquinamento e addirittura la possibilità di un inceneritore che potrebbe servire non solo per l’ustione delle vinacce esauste, ma per bruciare altro tipo di rifiuti. In attesa dell’esito di questi ricorsi tutto è rimasto fermo.
Da ormai mezzo secolo si dice e si grida che la distilleria, in quanto impianto insalubre di primo livello, non dovrebbe più essere nel posto in cui è, che si tratta di una bomba ecologica a cielo aperto, che la presunta mancata depurazione delle acque di lavorazione e la mancata custodia in appositi locali, dei materiali da lavorare per la produzione del distillato sono fonti d’inquinamento delle falde acquifere, del fiume Nocella, in cui essi scaricano, del mare e della baia di San Cataldo, in cui tutto confluisce, e dei terreni circostanti. Non è successo niente e tutto procede come prima, perché i controlli dell’ARPA, i prelievi, gli esami di laboratorio risultano miracolosamnete sempre conformi alle norme.
Il pericolo più grosso è comunque rappresentato dalle centinaia di migliaia di ettolitri di prodotto distillato, in deposito nei vari silos. Lo stato paga anche il noleggio dei silos in cui l’alcool è custodito, visto che tutto avviene sotto il controllo e le verifiche della Guardia di Finanza. Ma la domanda più semplice da farsi, alla luce dell’ultimo incidente è: “cosa sarebbe accaduto se l’incendio fosse divampato in uno dei depositi di alcool? L’intero paese di Partinico non avrebbe corso il pericolo di saltare in aria?
Gli interventi dei sindacati hanno ribadito la necessità di maggiore sicurezza nei posti di lavoro, mentre quello della locale sezione di Legambiente ha evidenziato il pericolo che l’impianto rappresenta per la vicina città.
L’intera area dell’impianto è stata sequestrata e sono in corso indagini per accertare se l’incidente sia avvenuto per errore umano o per mancata di manutenzione degli impianti.