La fiction RAI su Leopardi “poeta del’infinito”

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La fiction su Leopardi, trasmessa da RAI 1 in  due puntate ha dato un’immagine un po’ diversa del poeta di Recanati, rispetto all’icona tradizionale presente nell’immaginario, di un  “quasi uomo” gobbo, malato, puzzolente, depresso, ecc. Il film “Il giovane favoloso”, malgrado la buona recita di Remo Germani, ha accreditato questa immagine, anzi l’ha peggiorata: la scena di maggior cattivo gusto, non so da quale fonte presa, è stata quella in cui “il conte” è portato da alcuni ragazzini in un bordello, dove ad accoglierlo non c’era una donna, ma un “femminiello”. La figura fisica di uno sgorbio umano stonava con la considerazione che ne avevano gli altri e con la dignità dei suoi versi, che spesso sembravano conseguenza di tale condizione , soprattutto nella chiave di lettura del tutto come un grumo di dolore senza speranza. Nella versione RAI tale malformazione fisica è accantonata e Leopardi è impersonato da un ragazzo che, con il trascorrere degli anni resta fisicamente tale: un corpo fragile con molti mali, ma con dentro il fuoco sacro della poesia. Sono stati bene documentati i contatti di Leopardi sia con Pietro Giordani, sia con gli intellettuali del “gabinetto di Viessieux” a Firenze, sia con l’altro amico e poeta Ranieri, che si prese cura di lui sino al giorno della sua morte. Un Leopardi del quale è stata messa in risalto la figura di intellettuale, di filosofo, di profondo conoscitore della cultura classica in ogni suo aspetto. Quasi cancellata Teresa Fattorini, la mitica “Silvia” del balcone di fronte, mentre uno spazio forse troppo gonfiato è stato dato a Fanny Torgioni Tozzetti, indicata come l’unico e vero amore di Leopardi. Uno degli aneddoti poco conosciuti è quello di Leopardi che in visita a casa della contessa Fanny, in un certo momento allunga la mano verso la sua coscia e la contessa suona il campanello dicendo: “Cameriere, porti un po’ di ghiaccio al  signor conte che mi sembra un po’ troppo accaldato”. A una così non si può che dire: “stronza”: nella fiction appare ancora più stronza quando s’incazza perché Leopardi, in una delle sue belle liriche l’ha paragonata ad Aspasia, una delle più belle cortigiane greche. Il rapporto con Ranieri invece sembra alludere a una strisciante omosessualità di Leopardi alla quale Ranieri sembra corrispondere per l’immensa ammirazione e stima che ha per il poeta. In conclusione il film “Leopardi, il poeta dell’infinito” può servire anche come strumento didattico e conoscitivo del nostro più grande poeta dell’Ottocento, in un’epoca in cui la poesia sembra essere scomparsa dagli interessi degli uomini.

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