La gara sull’Ilva è illegittima ma non si può annullare……
Con una sparata che è un insulto alla capacità di ragionamento dei comuni mortali il ministro del lavoro Di Maio ha detto che la gara per l’acquisto dell’ILVA di Taranto da parte della Mittal, una grande ditta francobelga che si occupa di prodotti in acciaio, “è illegittima, ma non si può annullare”. Uno dice: ma mi stai prendendo per il culo? Se è illegittima non vale, è nulla: e invece è stato inventato “il nulla non annullabile”. Qualche giorno fa, a proposito dei vaccini, c’era stata un’altra felice trovata dell’altra ministra pentastellata, quella dell’”obbligo flessibile”. Ma come? Se è obbligo non può essere flessibile. E invece lo è. Pare che si stia aprendo un’epoca in cui bisognerà riscrivere i vocabolari sulla base del principio che ogni significato comporta il suo contrario e che gli opposti alla fine si congiungono, che si può dire “tutto e il contrario di tutto”. Un aggiornamento e una riformulazione del concetto di “sintesi” teorizzato duecento anni fa dal filosofo Hegel.
L’ex ministro Calenda, accusato di avere predisposto questo “accordo perfetto”, che poi non sarebbe perfetto, ha parlato di “Caos mentale” nella mente di Luigino, il quale ha chiesto un parere all’Avvocatura per sapere se la gara fosse legittima o illegittima, ma poiché l’avvocatura gli ha risposto che tutto era in regola, e che egli non era in grado di annullare la gara, Luigino ha nascosto questo parere e ha tirato fuori le sue trovate lasciando intravedere un possibile annullamento della gara per interesse pubblico. Secondo Calenda , nel Contratto di coalizione con la Lega e anche prima Di Maio aveva promesso di chiudere l’Ilva e convertirla. Poi al ministero si è reso conto di cosa vorrebbe dire chiudere l’Ilva, mettere in mezzo alla strada 20 mila famiglie ,e chiudere la più grande acciaieria d’Europa e ha tentato di nascondersi dicendo che “è colpa di Calenda se devo chiudere con Mittal. E sia, purchè chiuda”.
In tutto questo Di Maio è l’ultimo arrivato e farà come hanno fatto in passato. Infatti il problema insolubile è quello della salvaguardia dei posti di lavoro, contrapposto al tasso d’inquinamento, di malattie, di mortalità, che l’azienda causa. La riconversione, il riadeguamento o la delocalizzazione sono favole che si agitano in campagna elettorale, ma che sono economicamente impraticabili.
Pertanto, secondo Calenda , Di Maio “Proseguirà nella sceneggiata per poter dire alla fine che è obbligato a chiedere uno sforzo in più a Mittal, che lo farà”.