L’affaire Montante: spioni, magistrati, industriali, giornalisti per rimuovere il sindaco di Recalmuto Salvatore Petrotto
Che il sottoscritto, quando era sindaco di Racalmuto, in modo particolare a partire dal 2010, è stato inghiottito da un ciclone mediatico-giudiziario, con tanto di inchieste pilotate ed una pesante attività di spionaggio, ad opera di servizi segreti deviati, che obbedivano agli ordini dei vertici di Confindustria Sicilia, ormai non ci sono dubbi.
Le motivazioni che hanno spinto il Montante ed i suoi correligionari dentro Confindustria, qualche magistrato, nonché alcuni giornalisti, a scagliarsi contro di me, è ampiamente spiegato nelle intercettazioni allegate all’inchiesta relativa allaspy story che sta facendo emergere nella sua interezza il cosiddetto ‘sistema-Montante’.
Ero uno dei principali nemici da abbattere, in modo particolare perché avevo denunciato, pubblicamente ed alla Procura della Repubblica di Agrigento, le gestioni illegali di acqua e rifiuti. E’ ormai notorio che il Montante, ad esempio, aveva difeso strenuamente il suo intimo amico e successore, Giuseppe Catanzaro, gestore, assieme ai fratelli, di una delle 4 mega discariche private siciliane.
Difesa ad oltranza che costò addirittura il posto di assessore al magistrato Nicolò Marino, reo di avere avviato un’inchiesta che riguardava proprio la discarica del Catanzaro.
Oggi, anche Giuseppe Catanzaro, nel frattempo diventato presidente di Confindustria è accusato, assieme al Montante, di avere dato una tangente di un milione di euro all’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, anch’egli ovviamente sotto inchiesta e che, praticamente, se la vogliamo dire tutta, era al servizio dei due; anche perché ricattato attraverso la minaccia relativa alla diffusione di un video porno che lo riguardava.
L’ho sempre ricordato, sino alla nausea che, a febbraio del 2011, avevo protocollato una denuncia, presso la Procura della Repubblica di Agrigento, di cui era ampiamente informato, anche perché gli avevo pure telefonato, l’allora Procuratore della Repubblica, Renato Di Natale.
Ma allora non sapevo, come emerge oggi dalla carte processuali, che anche l’allora Procuratore della Repubblica di Agrigento, Renato Di Natale, era intimo amico del Montante, il quale tra i tanti suoi molteplici favori , aveva fatto conferire, tra l’altro, un incarico professionale a sua figlia, presso l’IRSAP (Istituto Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive).
In altri termini, nel 2011, rivolgendomi, nella qualità di sindaco di Racalmuto, al Di Natale, e lo feci anche telefonandogli, non mi ero accorto di avere affidato la pecora al lupo!
Basta leggere quanto segue, per accorgersi del madornale errore che commisi allora, nel depositare presso la Procura agrigentina retta da Di Natale quella mia denuncia.
Da quel momento, parafrasando Dante Alighieri, ‘galeotta fu quella denuncia e chi la scrisse’.
La Procura agrigentina, e poi anche quella palermitana, allora retta da Francesco Messineo, oggi commissario al comune di Trapani, la cui nomina gli è stata conferita dall’ex presidente della Regione Crocetta e caldeggiata sempre dal Montante, era anch’egli un altro amico fraterno sempre del Montante, come emerge dagli atti processuali; era stato inoltre una sorta di suo mentore, sin dai tempi in cui era procuratore della Repubblica di Caltanissetta, agevolando passo passo il Montante, nella sua scalata al potere.
Ecco perché la Procura di Agrigento, ma anche quella palermitana, iniziarono una strenua lotta contro a colpi di inchieste farlocche contro di me, a cui veniva dato un roboante risalto mediatico, attraverso una lunga serie di operazioni fango, imbastite da una pletora di giornalisti prezzolati, i cui nomi e cognomi emergono anch’essi nell’ambito dell’inchiesta nissena.
Ma andiamo agli atti…
“A proposito del giornalista MULE’ Giorgio (n.d.r. direttore del settimanale Panorama ed oggi parlamentare di Forza Italia), si richiama anche la denuncia presentata a codesta A.G. in data 26.3.2015 dal CASAGNI Giampiero, giornalista del settimanale “Centonove”, nel corpo della quale il CASAGNI riferiva che, dopo avere raccolto del materiale inerente i rapporti tra MONTANTE ed ARNONE Vincenzo (n.d.r. noto mafioso e compare d’anello di Montante), aveva pensato di dare risonanza alla notizia attraverso un quotidiano nazionale, in particolare “Panorama”. Non essendo riuscito a mettersi in contatto con il direttore del giornale, aveva chiesto ad un amico comune di Caltanissetta, ZAMMUTO Stefano (n.d.r. oggi magistrato ad Agrigento), ex compagno di banco del MULE’ Giorgio, se poteva metterlo in contatto con quest’ultimo, il quale, appreso l’argomento dello scoop gli diceva di inviargli il tutto via mail e che, poi, gli avrebbe fatto sapere. Il CASAGNI inviò la mail il 2.5.2014 ma il MULE’ non gli fece sapere più nulla.
Frattanto, dopo la pubblicazione di un articolo intitolato “La volata di Montante” del 26.2.2015, in cui si dava notizia anche di una consulenza data dall’Irsap alla figlia del Procuratore DI NATALE, oggi in pensione.
Lo ZAMMUTO gli aveva raccontato (n.d.r. al giornalista Casagni) di avere ricevuto la visita del citato magistrato, il quale gli aveva riferito che il MONTANTE era in collera con lui e che intendeva denunciarlo perché reputava che fosse in combutta con il CASAGNI, fornendogli persino materiale giudiziario contro di lui, specificandogli che il MULE’ era un grande amico del MONTANTE. Che sia stato il MULE’ a riferire al MONTANTE del contatto CASAGNI/ZAMMUTO, lo si evince con certezza dal materiale rinvenuto in corso di perquisizione effettuata a carico del MONTANTE”.
Avete letto bene?
L’allora Procuratore della Repubblica di Agrigento, Renato Di Natale, era seriamente preoccupato per il fastidio che il suo collega magistrato aveva arrecato ad Antonello Montante.
Anzi, se proprio non vogliamo usare un eufemismo, era ‘incazzato nero’ perché un suo collega, inconsapevolmente, aveva osato disturbare il ‘manovratore’, più o meno occulto, di tutte le trame affaristiche, politiche, economiche e giudiziarie siciliane, che stanno emergendo prepotentemente in questi giorni.
Come potete leggere di seguito, questo e tantissimo altro emerge dalla complessa inchiesta giudiziaria che, come è noto, ha portato, per il momento, oltre all’arresto in carcere di Antonello Montante, anche agli arresti domiciliari del colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, ex capocentro della Dia di Palermo, già in forza nei servizi segreti; Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo; Marco De Angelis, sostituto commissario prima alla questura di Palermo poi alla prefettura di Milano; Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza a Palermo; il re dei supermercati Massimo Romano con oltre 80 punti vendita nella regione. Il sesto provvedimento cautelare riguarda Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia in servizio a Palermo, sospeso dal servizio per un anno.
Era proprio quest’ultimo, il Graceffa, che assumeva delle informazioni riservate sul mio conto, in maniera illegale, in combutta con gli altri due ‘spioni’ al servizio di Montante, anch’essi, come è risaputo, arrestati.
Andiamo adesso ad esaminare l’illegale spionaggio della mia persona ad opera di questi agenti dei servizi segreti deviati…
“Gli accertamenti compiuti per verificare accessi del GRACEFFA, quel giorno, alla banca dati S.D.I. hanno permesso di rilevare che dalle ore 14.32 sino alle ore 14.42 questi aveva interrogato il nominativo di Salvatore PETROTTO. Appena sette minuti dopo (alle ore 14.49) il DE ANGELIS provava a contattare il DI SIMONE – che però non rispondeva – ed alle successive ore 14.59 quest’ultimo richiamava il DE ANGELIS. Si tratta della conversazione telefonica di cui si è dato conto in precedenza (R. Int. 172/2016 progr. 9149), in apertura della quale il DE ANGELIS subito diceva al DI SIMONE “va taliati i cosi…
Si può quindi affermare che, subito dopo aver compiuto gli accertamenti sul conto del PETROTTO, il GRACEFFA aveva inviato i relativi esiti, tramite whatsapp – come desumibile dalle molteplici evidenze sin qui rappresentate – al DE ANGELIS e questi li aveva girati al DI SH\/[ONE del pari tramite whatsapp, invitandolo, poi, nella telefonata delle ore 14.59 a controllare quanto gli aveva già scritto.
Si dirà in seguito, ad ulteriore conforto del fatto che si sia trattato dell’ennesimo accesso abusivo in banca dati S.D.I. eseguito su disposizione del MONTANTE del concreto interesse da questi nutrito ad attingere informazioni riservate nei confronti del PETROTTO.
Ebbene, proprio la mattina del 5 novembre 2015 il GRACEFFA interrogava in banca dati S.D.I. il nominativo del BOLZONI.
ln relazione, poi, alla interrogazione eseguita dal GRACEFFA sul conto di Salvatore PETROTTO il 21 luglio 2016 – ad ulteriore conferma delle circostanze già in precedenza evidenziate – non si può fare a meno di evidenziare che, sempre tra la documentazione custodita dal MONTANTE nella sua abitazione di Serradifalco è stata rinvenuta altra carpetta contenente la stampa di diversi commenti pubblicati dallo stesso PETROTTO sul social network Facebook – ancora una volta critici nei confronti dell’imprenditore di Serradifalco – a dimostrazione del fatto che il PETROTTO fosse altro soggetto “monitorato” dall’imprenditore di Serradifalco nel periodo in considerazione.
Ulteriore conferma del fatto che i contatti rilevati tra De Angelis e Di Simone e tra lo stesso De Angelis ed il collega Graceffa in prossimità temporale con gli accessi abusivi da quest’ultimo effettuati allo SDI fossero finalizzati a segnalare allo stesso i nominativi sui quali effettuare le interrogazioni ed a restituire i dati così acquisiti a colui che ne aveva fatto richiesta (il DI Simone) si trae dall’analisi dei tabulati delle utenze in uso ai predetti e dalle conversazioni captate nella data del 21/7/2016. Si rileva infatti come quel giorno di buon mattino, alle ore 8.27 e 8.39, dall’utenza fissa installata presso la sede di Confindustria Roma (luogo nel quale si trovava anche il Montante sia la sera del 20 luglio, sia la mattina del 21), in uso al Di Simone, siano partite due telefonate verso l’utenza installata presso la Prefettura di Milano in uso al De Angelis; dopo appena un minuto dalla ricezione di tale ultima telefonata, alle ore 8.41 il De Angelis inviava un messaggio al Graceffa del seguente tenore “Sa/vo sei operativo” ed il Graceffa rispondeva “dipomeriggio si”; un minuto dopo il De Angelis gli inviava un altro messaggio “se puoi …ti ho scritto su w; nel pomeriggio di quel giorno, precisamente alle ore 14.32 il Graceffa interrogava la Banca dati sul nominativo di Petrotto Salvatore. Sette minuti dopo, alle ore 14.49 il De Angelis provava a contattare il Di Simone che però non rispondeva, alle ore 14.59 quest’ultimo contattava il De Angelis il quale gli diceva “va taliati i cosi”. Non vi è dubbio a questa stregua che I’interrogazione di che trattasi sia stata effettuata su richiesta del Di Simone, il quale ha ricevuto in tal senso un input dal Montante. La sussistenza di un personale interesse del Montante alla acquisizione di informazioni sul conto del Petrotto è dimostrata dalla documentazione acquisita in esito alla perquisizione eseguita nella di lui abitazione che ha portato al rinvenimento, tra l’altro, di una carpetta contenente la stampa di alcuni commenti pubblicati dal Petrotto nel corso dell’anno 2015 sul proprio profilo Facebook fortemente critici nei confronti del Montante, in uno dei quali si sottolineava che il codice etico di Confindustria prevede le dimissioni di ogni imprenditore sotto inchiesta per gravi reati e ci si chiedeva se tale codice valesse per tutti gli imprenditori, ma non per il Presidente, dal momento che il Montante non si era affatto dimesso, benché indagato per mafia (v. vol. 63 all. 18). Del pari comprovato è da ritenersi, a questa stregua, in assenza di elementi che dimostrano resistenza di rapporti diretti tra il Di Simone ed il Petrotto, che gli accertamenti allo SDI sul conto di quest’ultimo sono stati operati nell’interesse del Montante al quale sono stati riversati i relativi esiti. Ma gli accessi abusivi nella banca dati SDI da parte del Graceffa, per fini privati del Montante, non si sono limitati a quelli di cui si è dato sin qui conto”.
Per il momento chiudiamo con il capitolo degli spioni di Stato deviati
Passiamo adesso ad altri illustri fiancheggiatori e propalatori di fango a ‘tignité’ al servizio del Montante.
Questo è il capitolo dei giornalisti al servizio di Montante, per distruggere me, la mia persona e la mia famiglia.
“In data 6.8.2016, veniva intercettata la conversazione nr. 1537/604 delle ore 15.55, in cui il MONTANTE chiedeva al CASTALDO Francesco (n.d.r. giornalista agrigentino al servizio e/o asservito al Montante) di occuparsi – quando glielo avrebbe detto lui – della stesura di uno o più articoli contro PETROTTO, DENI, VENTURI e CICERO, rappresentandogli che aveva presentato una denuncia molto corposa nei loro confronti alla Procura di Agrigento e alla Polizia Postale. Il MONTANTE gli preannunciava che gli avrebbe fornito le carte e gli anticipava che doveva parlare di una vera e propria “associazione” composta da “fuoriusciti da Confindustria” che avevano dovuto fare tutto ciò che avevano fatto contro di lui perché avevano dovuto cedere alle pressioni della mafia agrigentina. Il CASTALDO lo rassicurava dicendogli che “aveva capito alla perfezione”.
Conversazione telefonica nr. 1537:
CASTALDO: ..pronto!..
MONTANTE: ..chi fa durmivatu, durmivatu?..
CASTALDO: ..pronto!..
MONTANTE: ..durmivatu?..
CASTALDO: ..capita!.. ma poi dici ca un durmu mai!..
MONTANTE: ..minchia!.. (ride).. minchia!.. cumu si?..
CASTALDO: ..bonu, bonu!.. eeeh, ..(inc).. tutto oggi, domani mattina alle ore otto già..
MONTANTE: ..vabbè, vabbè okkey..
CASTALDO: ..cioè siamo..
MONTANTE: ..si, ti volevo dire una cosa, ti sto informando.. nooo, ti sto informando solo ca, che ieri Confindustria Sicilia, no!..
CASTALDO: ..si!..
MONTANTE: ..però questo non lo dare, non lo dare..
CASTALDO: ..ti ascolto.. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
MONTANTE: ..no, lo so!.. perché m’interessa dopo.. unni c’è un succu, cioè molto formaggio.. ha fatto una denuncia corposa presentata alla Procura di Agrigento e alla Polizia Postale molto corposa..
CASTALDO: ..si..
MONTANTE: ..eh, controoo, contro Petrotto, Deni, Ventu..
CASTALDO: ..si..
MONTANTE: ..Venturi, Cicero.. cose va, na cosa molto corposa!.. CASTALDO: ..si, si, si, si!..
MONTANTE: ..vabbeni?.. però già sappi.. (si accavallano le voci).. CASTALDO: ..anch’io mi occupo per adesso di questa vicenda di, di Mariella di cui abbiamo.. (inc).. (si accavallano le voci)..
MONTANTE: ..(inc).. tu sai che non la seguo questa, no sooo, vabbè!.. CASTALDO: ..no!.. io, io, io sono.. io sono il ..(inc).. ho le cose.. ah, ah, appena siamo pronti di, di quest’altra vicenda ora me, me ne occupo pure io..
MONTANTE: ..nooo, ti voglio dire poi ti do, poi ti do le car.. però cunveni ..(balbetta).. ci sono varie puntate no!.. in generali!.. CASTALDO: ..certu, certu!.. (inc).. (si accavallano le voci)..
MONTANTE: ..ti, ti, ti volevo dire chee, ieri è stata consegnata alla Procura di Agrigento..
CASTALDO: ..si, si..
MONTANTE: ..e alla Polizia Postale un corposo, una corposa denuncia, diciamo.. proprio no!.. propria denuncia..
CASTALDO: ..si, si, si..
MONTANTE: ..diii, contro un’organizzazione, va bene?..
CASTALDO: ..si, si, si..
MONTANTE: ..e pirchì l’abbiamo..
CASTALDO: ..organizzazione!..
MONTANTE: ..l’abbiamo chiamata organizzazione, va beni?..
CASTALDO: ..vedi effettivamente, effettivamente parteru ca eranu Lanzichenecchi, maaa ora ehh, c’è troppa cointeressi di tutti.. de, denoto pure io che vico, come si dice, dall’esterno!.. (inc)..
MONTANTE: ..si, si, si!.. no ma poi, appena la leggi ti rendi conto perché mhm, fra gli avvocati eccetera eccetera, eh, hanno capito che c’era pro.. è proprio una, una vera organizzazione eeeh, e una delle scelte di quello che è successo.. (si accavallano le voci)..
CASTALDO: ..si, si.. (si accavallano le voci)..
MONTANTE: ..(inc).. fuorusciti dal sistema Confindustria..
CASTALDO: ..si, si..
MONTANTE: ..eh, è rimasto nelle tele della mafia loca, eeh, agrigentina!.. CASTALDO: ..si, si, si..
MONTANTE: ..perchè, pur di ottenere i suoi risultati si è ve.. si è, ha ceduto a questa guerra praticamente no!..
CASTALDO: ..ah, si, si, si.. eh, eh, a queste pressioni.. ho capito, ho capito!..
MONTANTE: ..questa, no questa.. questa è la denuncia no?.. perché alla fine ora solo per.. vabbè molto, molto forte, capito?..
CASTALDO: ..si, si!.. ho capito alla perfezione.. tu, tutto a posto tu?.. ..Dopo di ciò la conversazione assume un carattere amichevole e non inerente alle indagini. (All. nr. 499).
- Int. 659/2016 – progr. nr. 1537 delle ore 15.55 del giorno 06.08.2016, registrata nel corso delle operazioni di intercettazioni delle conversazioni telefoniche, eseguite sull’utenza cellulare nr. 327/2821537 in uso a MONTANTE Antonio Calogero nato a San Cataldo il 05.06.1963, in uscita dall’utenza cellulare in oggetto indicata e diretta all’utenza cellulare nr. 339/2104474, in uso a CASTALDO Francesco nato ad Agrigento il 24.01.1959”
Il link che segue riguarda proprio il servizio-fango, confezionato e pubblicato nei miei confronti, ordinato dal Montante al Castaldo, il quale puntualmente esegue gli ordini, pubblicandolo due anni fa sul suo giornale Grandangolo.
In cambio di questa e di altre carrettate di fango cosparso su di me, il Castaldo, come potete leggere nell’intercettazione che segue, due mesi dopo le ‘porcate’ giornalistiche contro di me riceveva dal Montante la promessa di un incarico per il figlio.
Si tratta di una telefonata nel corso della quale il Montante sollecita la sua segretaria a farsi dare il curriculum del figlio del Castaldo…
“In data 20.10.2016, progr. 2880605 delle ore 12.25, il MONTANTE diceva alla VACCARO Santa, segretario generale di Unioncamere Sicilia, in ordine a delle assunzioni o a delle consulenze da affidare, di considerare il figlio di CASTALDO e gli chiedeva se aveva un curriculum del figlio. La VACCARO rispondeva negativamente ed il MONTANTE, quindi, le diceva di chiamare il CASTALDO per farsi mandare il curriculum del figlio. Conversazione telefonica nr. 2880:
VACCARO: Pronto
MONTANTE: Santa?
VACCARO: Ehi Antonello
MONTANTE: quel ragazzo, il figlio di Castaldo che… hai un curriculum o sbaglio. VACCARO: Eh… no io di questo non ne ho. Io …
MONTANTE: chiama a Cas … chiama a Castaldo
VACCARO: ho qualche cosa di (inc) non ho altre cose MONTANTE: fatti mandare il curriculum
VACCARO: eh, magari lo chiamo, lo chiamo MONTANTE: il curriculum del figlio, si, si… va bene che è bravo (inc)
VACCARO: si, si perfetto
MONTANTE: okay va bene?
VACCARO: okay lo chiamo e me lo faccio mandare
MONTANTE: chiamalo VACCARO: va bene!
MONTANTE: Ti abbraccio, a dopo VACCARO: okay, anche a te MONTANTE: ciao
VACCARO: ciao ciao !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Adesso ci soffermiamo su un’altra operazione editoriale di Franco Castaldo, assieme a Giuseppe catanzaro…
Sempre nel documento consegnato dal CICERO ( uno dei principali accusatori del Montante, assieme a Marco Venturi), in sede di escussione del 20.10.2016, si leggeva anche del giornalista CASTALDO Franco, editore del giornale on-line “Grandangolo”. Il CICERO incontrava quest’ultimo in occasione di un appuntamento con il FIUMEFREDDO e aveva avuto modo di constatare i buoni rapporti di amicizia intercorrenti tra i due. Inoltre, il FIUMEFREDDO stesso gli confidava, dopo che il giornalista si era allontanato, che quest’ultimo era molto legato al CATANZARO Giuseppe, che aveva in cantiere il progetto di finanziare la creazione di una nuova testata giornalistica che sostenesse mediaticamente l’azione di Confindustria Sicilia, di cui CATANZARO – si rammenta – è stato da poco eletto Presidente. Si riporta stralcio del documento consegnato dal CICERO in data 8.10.2016 – pag. 37 …omissis…
FIUMEFREDDO – CASTALDO – CATANZARO (2014)
Se mal non ricordo, nel 2014, un giorno festivo, in orario pomeridiano, nello studio del FIUMEFREDDO, incontrai CASTALDO FRANCO, di Agrigento, editore del giornale on line GRANDANGOLO, che aveva già concluso il suo incontro con il FIUMEFREDDO e con il quale, per qualche minuto, scambiammo dei convenevoli prima che lo stesso andasse via. Notai che tra il FIUMEFREDDO ed il CASTALDO vi era una stretta amicizia e che il CASTALDO tenesse in evidente considerazione il FIUMEFREDDO. Il FIUMEFREDDO, prima di iniziare la nostra discussione, mi confidò che il CASTALDO da diverso tempo era legato al CATANZARO e che, proprio su input e sostegno economico del CATANZARO, stavano elaborando un’iniziativa comune con SUDPRESS.IT per lanciare una nuova testata giornalistica di diffusione regionale al fine precipuo di sostenere mediaticamente l’azione di Confindustria Sicilia. …omissis… “
In altri termini Giuseppe Catanzaro, col giornalista Castaldo Franco, avrebbero messo su, o avevano intenzione di mettere su, nell’agrigentino, un gruppo editoriale, per contrastare, presumo, le iniziative giornalistiche del sottoscritto. Adesso, come detto, anche il Catanzaro è sotto inchiesta, anch’egli come il Montante, per associazione a delinquere ed altro. Così come il Castaldo che, lo ribadiamo, è a sua volta indagato nell’ambito dell’inchiesta, sempre per associazione a delinquere ed altro, relativa a Girgenti Acque, la società che gestisce i servizi idrici in 27 comuni agrigentini. Ricordo che il presidente autosospesosi di Confindustria Sicilia, Catanzaro Giuseppe, successore ed intimo amico del Montante, è colui il quale, negli ultimi 6 anni, ha presentato contro di me una lunga serie di querele in sede penale e civile, esercitando un vero e proprio ‘stalking’ giudiziario nei miei confronti.
Pensate che ha presentato anche una serie di querele anche per articoli da me mai scritti.
Il tutto per intimidirmi e farmi desistere dalla ricerca dell’accertamento della verità, riguardo alla gestione della mega discarica di Siculiana, di proprietà (?) sua e della sua famiglia e priva, sino al 2016, di impianto di selezione e di biostabilizzazione dei rifiuti e le cui autorizzazioni, rilasciate dai funzionari e dagli assessori da loro indicati e nominati, prima dall’ex presidente della regione, Raffaele Lombardo e dopo da Rosario Crocetta al quale, come già detto, secondo la procura di Caltanissetta, proprio il Catanzaro e Montante avrebbero dato, assieme ad altri suoi colleghi, una tangente di un milione di euro.
Tra l’altro le attività di gestione e di smaltimento dei rifiuti nella mega discarica agrigentina, della famiglia Catanzaro, sono ancora al vaglio della magistratura agrigentina.
PER IL MOMENTO QUI’ VI LASCIO, IN ATTESA DI ALTRI SVILUPPI INVESTIGATIVI