L’annus horribilis non diverso dagli altri

2017-auguri

A dire di molti analisti, giornalisti, opinionisti, osservatori, scrittori, signori, è stato un “annus horribilis”. Sembra che si siano tutti scordati di tutto quello che di horribilis ci sia stato negli altri anni, terremoti, tsunami, dissesti idrogeologici, alluvioni, attentati, bombe, guerre, migrazioni, fame e quant’altro di male abbiamo vissuto, in parte a causa degli uomini, in parte a causa della natura che si ribella alle devastazioni causate dagli uomini stessi. Il terremoto nel centro Italia, con i suoi morti e la distruzione di alcuni paesi, oltre che dei loro tesori artistici, ci ha ricordato che la terra può mettersi a tremare da un minuto all’altro anche sotto i nostri piedi e che la corsa ad accumulare denaro è effimera e non si fonda su alcuna sicurezza di conservarlo. Le difficoltà, con il rischio di fallimento della terza banca italiana, la Montepaschi Siena, salvata per il momento con una robusta iniezione di denaro dello stato, ci ha reso chiaro che il denaro per salvare le banche si trova, mentre non si trova quello per salvare le aziende in difficoltà e i posti di lavoro di coloro che, da un minuto all’altro si trovano in mezzo alla strada.

Gli attentati di Berlino e di Parigi, alimentati dalla morbosa attenzione e dall’ossessionante spazio che i mass media hanno loro riservato, hanno riposto l’attenzione su una forma di terrorismo che caratterizza il nostro tempo, con la folle intenzione di sparare sul mucchio, su tanta gente che non c’entra nulla, esclusivamente per generare paura in nome di un Islam che dovrebbe essere una religione di pace e che invece genera assassini convinti di agire in nome di Allah e di andare direttamente nell’Eden, dove troveranno ad accoglierli le vergini Uri e un paradiso terrestre fatto di latte miele e alberi pieni di frutti. E anche per questo ormai l’insicurezza è diventato uno degli aspetti con cui siamo costretti a convivere. Continuano ad arrivare barconi di migranti, convinti di trovare nei cosiddetti paesi ricchi chissà quale Eldorado e che finiscono o morti in mare o relegati in lager peggiori delle prigioni, ammassati in baraccopoli indegne di qualsiasi forma di convivenza umana o riversati a dormire sotto i ponti, dentro le stazioni, coperti da un cartone e sporchi della puzza dei loro escrementi. Ma anche con questi uomini siamo costretti, adesso e per il futuro a fare i conti e a convivere, perché il fenomeno sta assumendo proporzioni gigantesche e l’Europa se ne frega, scaricando sulle spalle dell’Italia la maggior parte di quelli che arrivano.

Oggi il neoministro Minniti ha diffuso una circolare chiedendo maggiori controlli e qualche rimpatrio in più, tanto per dare un contentino a quelli che si lamentano, ma tutto si ferma lì e, con i 900 arrivati ieri ci attestiamo a quota 200 mila ai quali non siamo in grado di offrire neanche le briciole, poiché la crisi continua ad attanagliare l’Italia, più degli altri paesi europei. Ma bando alle tristezze e diamo il via alla nostra fila di auguri, a cominciare da Mattarella, stia attento alla cacarella, da Gentiloni, che non rompa i palloni, da Renzi, che si tolga di mmenzi, da Papa Francesco, attento al fresco, per andare a Tramp, attaccati a u tram, a Putìn, crasto e meschin, a Obama che se la sgama, cioè se ne va a casa, alla regina Elisabetta, che guarda e aspetta, ad Angela Merkel che spera di essere rieletta, ma, scendendo dalla scala facciamo gli auguri a tutti i sindaci, sulle cui spalle pesa la difficoltà di amministrare senza soldi, ai vari politici, onorevoli, senatori, deputati, ministri, sottosegretari, presidenti, ecc. che invece i soldi “li sfardanu” senza grande fatica, ai magistrati che possano giudicare serenamente, restituendo la giustizia a coloro che ne sono stati vittime, alle forze dell’ordine, per darci una maggiore sicurezza, ai lavoratori per qualche buon aumento di stipendio, ai disoccupati, ai quali è rimasta solo la speranza di vincere a Bingo, ai nostri giovani, perché possano trovare qualcosa da fare nella nostra terra e non all’estero, ai medici, perché possano lavorare con mezzi e ospedali più attrezzati, agli avvocati, perché vincano sempre le cause giuste, ai mafiosi, perché marciscano in galera e si tolgano per sempre dai cogli-oni. Un augurio anche a Berlusconi, che dopo aver venduto il Milan ai cinesi, sta vendendo anche il suo impero di Mediaset ai francesi, ma vuole farci credere di essere sempre una vittima.

Considerando che all’Italia, di tutti i marchi e delle aziende che possedeva è rimasto ben poco, l’augurio finale è che il prossimo anno sia migliore di quello passato, ma senza molte illusioni e con un solo consiglio: non aspettare che siano gli altri a fare i cambiamenti sulle nostre spalle. Impariamo a muoverci anche noi, senza stare a lamentarci. Altrimenti “gira la manovella, ma la musica è sempre quella”.

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