Le visite
La civiltà contemporanea ha portato alla rarefazione dei rapporti sociali e alla dilagante solitudine alla quale sono abbandonati i singoli, quando si ritirano a casa, dopo il lavoro e le famiglie, che non riescono più a fermarsi neanche per dirsi “ciao”. Unico ospite, straripante sino nella stanza da letto, è il televisore, che, attraverso l’antenna sul tetto riesce ad arrivare nei recessi del cervello e a trasmettere i suoi deleteri messaggi di vite fasulle e rese artificiali dall’uso sapiente della telecamera, gli insulsi talk show con l’ininterrotta campagna elettorale dei partiti, con le puntuali facce insopportabili dei loro portavoce che litigano tra di loro tra la soddisfazione ebete del conduttore che crede che con le urla si aumenta l’audience. Oggi anche il televisore è stato superato dal tablet o dal cellulare, che consentono di comunicare con messaggi, “mi piace” e “condividi” le cose più interessanti assieme a quelle più banali.
Diradate e circoscritte le visite degli amici, specialmente dopo una certa età: il momento d’incontro può nascondere, oltre la voglia di stare insieme e scambiare opinioni e pettegolezzi, l’invito a cena, con tutto il lavoro che ne comporta prima per preparare e dopo per risistemare. Così è meglio evitare.
La crisi della “socialità” non ha fatto scordare naturalmente alcuni doveri, cioè alcune visite d’obbligo: in genere le ricorrenze sono quelle di nascite, matrimoni, morti, ma sono comprese anche le visite per le festività (soprattutto Natale), per gli anniversari, i compleanni o per la conquista del titolo di studio. In questi casi è d’obbligo non arrivare con le mani vuote, portare qualcosa, abitualmente un buon regalo, se si tratta di una ricorrenza o un pacchetto di dolci se si tratta di una visita di cortesia. Chi partecipa alle feste ricorrenze celebrate nel salone di un locale noto, e possibilmente non in zona, ha l’obbligo di portare un regalo almeno pari a quello che è il costo di un pasto, per occasioni del genere, moltiplicato per il numero dei componenti del nucleo familiare invitato: cos’ valutato che il costo di un pasto è di 50 euro, se il nucleo invitato è composto da tre persone, il costo del regalo non deve essere inferiore a 150 euro. Deprimente il bigliettino messo nella busta della “partecipazione”, con la scritta “si gradiscono regali in busta”, che finisce con il mercificare tutto, anche la voglia di lasciare un tuo personale ricordo che faccia pensare a te ogni volta che lo si guarda.
Il matrimonio ha un cerimoniale complesso: i fidanzati si preoccupano di stampare in tipografia l’invito, spesso fatto a nome dei genitori, di farlo pervenire, solitamente a parenti ed amici i quali, in passato, sono stati coinvolti in cerimonie simili: l’invito contiene l’indirizzo dei fidanzati, la chiesa in cui avverrà la cerimonia, il locale in cui avverrà il pranzo e, una volta, anche il posto in cui era esposto il “corredo”, solitamente la nuova casa in cui gli sposini andranno ad abitare e dove bisogna recarsi per portare “il regalo”. Se gli sposi hanno una lista-nozze, non c’è bisogno di sforzarsi, è tutto indicato nell’elenco depositato presso il negozio che si occupa della lista e che spesso provvede anche ad inviare il regalo. In questo caso è consigliabile recarsi al più presto presso questo negozio, perché gli invitati che prima arrivano troveranno i pezzi minori a prezzi abbordabili, mentre i pezzi più pregiati sono a carico dei parenti più stretti. La visita alla casa degli sposi è un passaggio obbligatorio, prima della cerimonia: spesso si rimane stupiti dalla magnificenza dei mobili, degli elettrodomestici, dei quadri, dell’arredamento e ci si chiede con quali soldi tale sfarzo sia stato possibile. Anche qua esistono regole ataviche, variabili da paese a paese, secondo cui lo sposo “porta la casa”, mentre la sposa porta i mobili, oppure lo sposo porta tutto e la sposa solo il corredo, oppure ancora i parenti provvedono ad attrezzare la casa, accordandosi nell’acquisto dei vari pezzi. E’ il momento del matrimonio, un’occasione irripetibile per sfoggiare abiti di gran moda, pettinature da dive, gioielli preziosi, sciarpe, scarpe con tacchi a spillo, borsetta a mano ecc. La cerimonia è ripresa dal fotografo di turno, dotato anche di un assistente con la telecamera, ma anche con il drone telecomandato, che riprende tutto dall’alto. Secondo un rigido cerimoniale il padre della sposa accompagna la figlia sin sulla soglia della chiesa, dove attende impaziente lo sposo, che la rileva e la porta all’altare: il resto vede come protagonista assoluto il prete celebrante. Finito il rito ci si sposta alla sala ricevimenti, con tavoli rigidamente riservati, mentre gli sposi perdono qualche ora di tempo per fare le fotografie nei posti più suggestivi. Quando finalmente arrivano, accolti da un applauso, si dà il via all’abbuffata. Si comincia con una serie impressionante di antipasti, che già bastano a riempire gli stomaci più esigenti e le bocche più voraci, si continua con due o tre primi che già sono accolti con una certa nausea, si continua con i secondi, generalmente di costosissimo pesce, che rimangono non toccati nel piatto, o appena assaggiati, si chiude con composizioni di frutta e con la torta. Il vedere tanto ben di dio finire in pattumiera dà un profondo senso di tristezza, specie se chi è più sensibile indirizza il suo pensiero a chi muore di fame nel mondo. Distribuzione finale dei confetti, partenza degli sposi, luna di miele e, al ritorno, anche se non è obbligatorio, un’altra visita nel “nido”, per vedere le fotografie e farsi raccontare i particolari del viaggio.
Sorvoliamo sui passaggi intermedi della gravidanza e andiamo al momento delle nascite, le quali comportano una visita all’ospedale o alla clinica in cui la puerpera ha partorito, con possibile omaggio floreale, che viene subito spostato dalle infermiere presso la statuetta della madonna presente in corridoio: segue la visita a casa, con il regalo “giusto”, la carezzina al nuovo nato e le immancabili considerazioni “assomiglia al padre, “il naso però è della madre”, “gli occhi sono quelli della nonna”, “com’è grazioso, dolce, fine ecc.”.Segue, anche qui, l’offerta dei confetti. Il rapporto di visita a questo punto può essere rimandato al prossimo figlio o al primo compleanno del bimbo. Sempre con annessi regali.
La malattia, specie, quella con ricovero ospedaliero, comprende una visita presso il luogo in cui il degente è stato ricoverato e una quando il malato torna a casa. Anche qui evitare di presentarsi con le mani vuote.
E andiamo al momento più tragico, la morte: è prevista una visita al feretro, nel luogo in cui è esposto il corpo, possibilmente con bacio sulla fronte del cadavere, “sistemato” opportunamente in una stanza idonea alle visite, dove stazionano permanentemente gli addoloratissimi parenti stretti. Una volta a costoro si portava , da parte di altri parenti, “u cunsulu”, cioè una sorta di pasto di consolazione, considerando che, nel loro dolore, i primi non potevano occuparsi di cucinare. La traslazione della salma in chiesa, la cerimonia del funerale, l’accompagnamento funebre, sono momenti in cui è obbligatoria la presenza di tutti quelli che in qualche modo hanno avuto qualche legame con il morto: in tal caso bisogna “farsi vedere” dai parenti più stretti, farsi spazio tra la folla per fare le condoglianze, con bacio obbligatorio, prima in chiesa e poi alla “Santa Croce”, o comunque nel punto in cui il corteo si scioglie e il feretro può essere traslato al cimitero per la tumulazione: anche in questo caso ci sono gli irriducibili che si sentono in dovere di accompagnare i resti del defunto sino nel posto in cui saranno tumulati. Ma non è finita: segue la visita a casa del parente colpito dal lutto, come ultima espressione di solidarietà, in cui ci si raccontano le fasi della malattia o qualche ricordo particolare della persona deceduta. D’obbligo passare prima dal dolciere.
Le altre ricorrenze, festa dei diciotto anni, festa di diploma o di laurea, anniversari vari, non implicano necessariamente la visita a domicilio: basta recarsi, vestiti con eleganza e sempre muniti di regalo idoneo, nel posto in cui il festeggiato ha fissato il banchetto. Non meritano attenzione particolare altri tipi di visite, come quelle per ringraziare per un favore reso, oppure quelle per ingraziarsi il datore di lavoro, o comunque un importante personaggio, oppure ancora quelle elettorali, porta a porta, con promesse, impegni e “santuzza” finale, cioè fac-simile del candidato. I “visitors” sono una categoria che potrebbe offrire anche un suo spazio umano di piacere, il piacere d’incontrarsi, se non ci fosse in mezzo il cerimoniale imposto dalla cortesia.