Pietro Orsatti pubblica “In morte di don Masino”
“In morte di don Masino” è frutto di un percorso durato anni. Quando ti accorgi che l’inchiesta su cui lavori e lavori come un pazzo senza trovare una “chiusa” non potrai mai pubblicarla come saggio e che l’unica possibilità che hai è quella di ricominciare da zero, usando la tua fantasia e la tua penna e scrivere un romanzo talmente nero da lasciarti spesso solo incubi a accompagnare il sonno. Una decisione presa dopo giorni di discussioni e piatti di pasta e bottiglie di vino con complice solo un amico più disperato di te… poi lasciato lì, quel testo, a decantare fino a quando alla vigilia delle vacanze estive dello scorso anno lo metti in mano al tuo editore mentre stai lavorando a tutt’altro (che era Roma Brucia) e a settembre ti arriva una telefonata. “Pubblichiamolo!”. E allora ricostruisci, limi, pettini le virgole, rivivi l’ansia di un lavoro durato anni, quasi una generazione intera che oggi le generazioni sono così brevi e effimere, e rimetti in fila tutto. Idee, documenti, sensazioni, odori e amore per le parole e per il racconto e per quel senso delle cose che ti spinge da decenni a scrivere e scrivere (“sempre meglio che lavorare, Orsà!”) e alla fine “Visto Si Stampi” e lasci lì un pezzo non piccolo di te nelle mani di chi ti leggerà. Ora che la vita prende un senso nuovo, che metti in fila tutti gli errori e tutte le cose che hai azzeccato. Ora che ti piace perderti “panchina panchina” in una città che conosci ma che non è tua e non te ne frega niente di esere coerente, responsabile, politicamente corretto. Quello che sei, un sopravissuto al naufragio della tua vita e della tua generazione. Tanti sapevano e te ne ricordi. Ora. E vaffanculo a chi non ha voglia di capire, di fermarsi a pensare ai prezzi che si devono pagare per essere intero anche se si è soltanto uno che scrive. Ho scritto l’ennesimo libro e basta, se lo volete leggere leggetelo. Parla di questo paese, della nostra storia, di come ci abbiano scientificamente per anni manipolato, ingannato, truffato. Parla dell’impossibilità di essere interi, di trovare una via di uscita che non sia frutto di un compromesso al ribasso. Parla di mafia, politica, soldi, dubbi, umanità, giornalismo, e vita. Tutta quella vita che sono riuscito a descrivere. Parla del mio mestiere che ho dismesso per reinventarmi.
Pietro Orsatti