Quattro giorni in Lombardia per parlare di Peppino (S.V.)
Sono stati quattro giorni intensi, alla scoperta di un “pianeta” dove Peppino è molto più apprezzato e amato di quanto non lo sia nella sua Sicilia e nel suo paese. A organizzare il tutto è stata Silvia Gissi, referente dell’Associazione Peppino Impastato e Adriana Castelli di Lacchiarella. Anche a Cinisi esiste un’Associazione Culturale Peppino Impastato, creata da me e da altri compagni di Peppino, circa 20 anni fa , ma rispetto a quella di questo piccolo paese vicinissimo a Milano, che comprende una trentina di soci e organizza a ripetizione iniziative di sensibilizzazione della popolazione, e soprattutto degli studenti, non c’è paragone. Alcune delle realtà che costituiscono la “Rete Antimafia Lombarda” fanno parte di Agende Rosse, il movimento antimafia creato da Salvatore Borsellino. Mi ha colpito la coscienza antimafia, ormai presente in gran parte della popolazione, la quantità notevole di beni confiscati e assegnati ad associazioni che li hanno resi attivi, la presenza di una “Commissione Antimafia” quasi in ogni comune milanese, quella di una Commissione Antimafia Provinciale e di una Regionale. Il lavoro investigativo e quello giudiziario si muovono di pari passo per individuare gli interessi di alcune cosche calabresi che ormai si sono impiantate al Nord in maniera stabile, pervadendo settori delle istituzioni, uomini d’affari ed esponenti politici. Negli ultimi tempi, stando a quanto emerso dalle dichiarazioni di alcuni magistrati, pare che tra le cosche di mafia, ndrangheta e camorra presenti sul territorio si sia creata una sorta di alleanza e una tacita spartizione degli affari criminali e di settori del territorio in cui questi gruppi sono presenti. Quindi, la prima impressione è quella che, dove c’è la mafia è nata un’antimafia che non si vuole fare scippare il controllo della legalità sul territorio, al contrario di quanto succede in Sicilia, dove le associazioni con precisi obiettivi di impegno e con costante presenza sono molto rare, sono spesso “mascariate” da insinuazioni e critiche a comportamenti personali, e dove, per questo, la mafia dilaga ed ha solo come baluardo che vi si oppone, il lavoro delle forze dell’ordine e di qualche raro presidio.
Andiamo al viaggio, nel corso del quale sono accompagnato da Faro Di Maggio, anche lui compagno mio e di Peppino, sin dai tempi del Circolo Musica e Cultura, creato a Cinisi da Peppino nel 1976: da allora, sino ad oggi, Faro è stato sempre presente e pronto ad offrire la sua testimonianza.
Lunedì 7/4: Partenza alle 6 da Punta Raisi. A Milano viene a prenderci Silvia, che ci porta il un albergo di Bresso, molto bello. Ci dicono che le camere non possono essere pronte prima delle 11 e pertanto lasciamo i bagagli nella hall, usciamo per qualche minuto a prendere un caffè e, al ritorno una sorpresa: il borsello che inavvertitamente avevo lasciato sopra una poltrona dell’albergo, non c’è più. Dentro, oltre al cellulare, avevo i documenti, le carte di credito e 200 euro, oltre un prezioso piccolo distintivo con falce, martello e stella regalatomi da un compagno toscano. Chiediamo al personale dell’albergo di prendere visione delle registrazioni delle telecamere, piazzate proprio davanti al posto dove stava il borsello, ma ci dicono che possono visionarle solo col permesso dei carabinieri. Andiamo a fare denuncia presso la stazione dei carabinieri di Bresso, i quali ci dicono che penseranno a tutto loro, cioè a fare le indagini, ma nessuno di loro, nei quattro giorni che siamo rimasti in albergo, si è presentato, anzi, malgrado una nostra sollecitazione: ci hanno detto che, se volevamo sporgere denuncia contro l’albergo, dovevamo farla in sede civile con un avvocato, perché loro si occupavano della parte penale. Davanti allo stupore di tutto ciò, abbiamo preferito tuffarci nel nostro programma.
Ore 12 :Liceo Scientifico e Classico Levi di san Donato. L’aula magna è affollata e i ragazzi, dopo avere ascoltato in totale silenzio le testimonianze di me e di Faro, cominciano a bombardarci di domande, alle quali rispondiamo sino all’ora di uscita. Finalmente un meritato riposo e in serata un incontro con la cittadinanza di San Donato: sono presenti una trentina di persone, molte di origine meridionale, che ascoltano attentamente, rivivono i loro tempi attraverso le nostre ricostruzioni, e alla fine comprano il mio libro “Cento passi ancora”, che ho ripubblicato da poco, con alcune integrazioni .
Martedì 8/4:
Incontro con gli alunni della Scuola Media di Bollate, molti dei quali conoscevano la storia di .Peppino e avevano visto il film “I cento passi”. Chiaro che dietro c’è stato un impegno ben chiaro del personale docente, nella formazione di una coscienza civile che sappia leggere gli aspetti della criminalità mafiosa e prenderne le distanze.
In serata incontro con la popolazione di Lacchiarella: c’erano una ventina di persone, malgrado ci trovassimo nell’aula consiliare e pertanto abbiamo invitato tutti a sedersi in circolo, con qualche richiamo al metodo educativo di Danilo Dolci. L’aula è arredata da affreschi di Falcone e Borsellino e di Boris Giuliano. Degno d’attenzione il programma antimafia di quest’anno,, dove si leggono una serie di incontri e di attività.. La sindaca Antonella Violi, al suo terzo mandato, è una donna simpatica, comunicativa e soprattutto preparata nella conoscenza dei fatti e misfatti di Cosa nostra
Mercoledì 9/4 Incontro con alcune classi, terze e quarte del Liceo Grassi di Saronno, la cui preside, campana, ha un nome inconsueto, “Edelweiss” : I suoi alunni non si sono mossi dal loro posto, hanno ascoltato me e Faro che scherzavamo per non farli annoiare e che abbiamo raggiuto l’apice dell’attenzione quando abbiamo riproposto ai ragazzi un brano do “Onda Pazza”, la trasmissione satiro-politico-schizofrenica di Peppino e dei suoi amici, dal titolo “La festa della ricotta” , con il finale di attacchi di dissenteria per tutti gli intervenuti, eccetto che per Don Tano Badalamenti, il quale bofonchiava: “Attento a come parli: don Tano non caca e se caca caca duro”. Ci avviamo per un incontro con una classe di Chiaravalle, in un bene confiscato a uno ndranghetista.
Si tratta di una vasta struttura, con una sorta di giardino ben alberato e altri ambienti che ancora sono da restaurare, dopo che è stato realizzato un primo restauro per un milione di euro. La classe è composta da una quindicina di ragazzi della locale scuola media, che hanno avuto il permesso di visitare la struttura e di incontrarsi con noi. Pranziamo in sede, con polenta e un vassoio di carne e piselli e un’aggiunta di gorgonzola. Alla faccia del mafioso già padrone di questa terra.
La serata si è chiude con un incontro con la cittadinanza di Novate, discretamente partecipato e con vari apprezzamenti nei nostri confronti, sia per la testimonianza arrecata, sia per la nostra costante attività nel tenere sempre altro il nome di Peppino.
Giovedì 10/4: Visita al monumento di Peppino: l’opera si trova nel comune di Bussero ed è stata realizzata nel 2023 dall’architetto Diego De Crescenzo e inaugurata il 7.5 dello stesso anno: più che un monumento è una sorta di opera architettonica che ha una muraglia come barriera di protezione di un lavoro realizzato al centro della piazzetta, raffigurante la cuffia di una radio, con all’interno un microfono, in un contesto di cemento con cinque rientranze, quasi i denti di una morsa da un lato e quattro dall’altro: lo scultore ci ha spiegato che si tratta di un muro spaccato dall’ingresso dei messaggi della radio. A terra c’è un pezzo di binario, per indicare il modo e il luogo in cui Peppino Impastato è stato assassinato e sul muro di cemento c’è scritta una frase della famosa canzone dei Modena City Ramblers “I cento Passi”: “Nato nella terra – dei vespri e degli aranci – tra Cinisi e Palermo – parlava alla sua radio, – negli occhi si leggeva – la voglia di cambiare, – la voglia di giustizia che lo portò a lottare”. Il monumento probabilmente non è stato gradito a qualche esaltato fascistello del posto che, nella notte tra il 23 e il 24 giugno lo ha danneggiato, suscitando lo sdegno dell’ANPI che ha scritto questo comunicato: “ La sezione Anpi di Bussero esprime profonda indignazione e preoccupazione per un atto vile e inqualificabile che offende la memoria di un antifascista, vittima della mafia, assassinato per le sue coraggiose denunce della presenza mafiosa a Cinisi, sua città natale – hanno scritto in una nota – Sul suo omicidio è stato possibile ottenere verità e giustizia, nonostante i depistaggi messi in atto da apparati dello Stato, grazie soprattutto all’instancabile impegno della madre Felicia e del fratello Giovanni, dei compagni che ne avevano condiviso l’esperienza e dei tanti antifascisti che si sono battuti fin da subito per l’accertamento della verità”. Il monumento sembra versare in uno stato di abbandono ed avrebbe bisogno di qualche restauro.
Quella del danneggiamento a tutto ciò che riguarda Peppino, sembra essere una caratteristica che si ripete costantemente: A parte episodi ormai lontani nel tempo, come quello di Ponteranica, dove un sindaco leghista tolse il nome di Impastato, dato alla biblioteca, per sostituirlo con quello di un frate sacramentino del posto, il 4.10.2018 a Ponsacco è stata danneggiata la scultura in memoria di Peppino Impastato che si trova nei giardini lungo via Melegnano. Al busto è stato rotto il naso in una zona dove in passato si sono registrati danneggiamenti a panchine e giochi per bambini. Lo scultore David Brogi, consigliere comunale l’aveva donata al Comune in occasione di un incontro sulla legalità legato proprio a Impastato nell’aprile del 2017. Lo stesso Brogi ha provveduto a riparare il danno. Altra bravata nella notte tra il 28 e il 29 dicembre , allorchè tre uomini incappucciati, non identificati, hanno rubato la targa dedicata a Peppino Impastato che si trovava in Via Porpora 45, in zona Lambrate a Milano, di fronte al circolo di Rifondazione Comunista di Lambrate (Milano)
Un ultimo incontro con i ragazzi della scuola secondaria dell’Istituto Comprensivo A,Negri di Cavenago di Brianza, al quale partecipano anche le forze dell’ordine e un giovanissimo sindaco, molto aperto alle tematiche delle quali abbiamo parlato agli alunni. Una considerazione ci è rimasta senza risposta: molte domande delle diverse scuole hanno focalizzato il tema della “paura”: Peppino non aveva paura? Voi non avevate paura? I vostri genitori non vi cercavano di dissuadere? E la risposta a questa domanda è più complessa di quanto non possa sembrare a prima vista: i ragazzi di oggi appartengono all’ultima generazione, nata già schiava del cellulare, chiusi in una ridotta comunicazione e socializzazione e non riescono a trovare motivazioni ed entusiasmi , la coscienza politica è sempre più diradata , la solitudine dilaga, gli obiettivi politici e la voglia di cambiare il mondo durano quanto lo spazio di un mattino. Cerco di nascondermi dietro una frase che Falcone amava citare: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”, ma non mi sembra una risposta convincente.
E’ già tardi quando ci accompagnano in aeroporto.