REGALI IN BUSTA

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Il matrimonio non è un atto giuridico, ma un rituale complesso. La chiave d’apertura è la partecipazione, la comunicazione con la quale si partecipa che i due fidanzati si sposano, che la  cerimonia avviene presso la chiesa…..e il ricevimento presso la sala….. Alla fine si legge, in caratteri molto più piccoli uno sgradevole   “si preferiscono”, “si gradiscono”, “si accettano” regali in busta, o, in maniera più raffinata: “eventuale regalo è gradito in busta”.. Negli ultimi tempi si aggiunge anche l’IBAN, per evitare che la tasca del vestito dello sposo possa riempirsi di buste portate all’ultimo momento, durante il ricevimento e offerte con fare furtivo, con un briciolo di complicità. Le scelta è molto triste, perché se il conferimento del regalo era un’occasione per vedersi in privato, per scambiare due chiacchere o per compiacersi della casa degli sposini, con il versamento sul conto corrente si fa a meno anche di questo.  Il matrimonio di un parente o di un amico dovrebbe essere un giorno di festa e di divertimento reciproco e invece diventa in molti casi una sofferenza, sia per gli sposi che hanno una serie di incombenze, alle quali bisogna cominciare a pensare già un anno prima, dalla sala ricevimenti al prete celebrante, ai testimoni, alle partecipazioni, al fotografo, al parrucchiere, agli arredi della chiesa e della sala, a quelli della  casa-nido,   ecc., sia per gli invitati, che si sentono obbligati a comprare  vestiti, scarpe, cravatte, veli, gioielli, profumi,  con cui fare sfoggio, con molte cose da indossare una volta sola. L’impegno più gravoso è quello di  mettere in busta il regalo, se così può più chiamarsi, dal momento che trattasi di un’offerta, peraltro non del tutto spontanea e volontaria. L’”eventuale ” è un termine inutile quanto ipocrita. Si potrebbe dire che nessuno obbliga e che l’offerta è a discrezione dell’invitato, ma non è così. L’obbligo del regalo è legato a passate storie in cui chi invita è stato a sua volta invitato al proprio matrimonio o a quello di un parente. Si tratta pertanto di un ricambio, di un pareggio dei conti. L’assurdo sta che per quasi tutti quelli che non sono stati invitati il mancato invito è una liberazione degna di un respiro di sollievo, ma che invece lascia trasparire una sorta di falsa e   incazzatura per non essere stati invitati, quasi come non essere stati considerati degni di partecipare all’evento o di far parte del cerchio degli eletti.

Nota bene: il regalo in busta deve comprendere una parte del costo a testa del banchetto, dagli 80 ai  150 euro, quando si ricorre a  un menù senza grandi pretese, una parte dell’affitto della sala e una parte da destinare al viaggio di nozze o all’acquisto di oggetti per la nuova casa. Una volta si facevano proprio questo tipo di regali e gli sposini finivano con l’accumulare inutili posate d’argento e portafoto: per evitare doppioni c’è stato poi il momento della lista depositata presso qualche orefice o negozio di oggetti da collezione, e in tal caso c’era la corsa per prenotare il pezzo più economico, il cui costo era ben conosciuto dagli sposini. Adesso neanche questo: c’è l’iban dove versare un minimo da 250 euro  in sù dopo l’onore di essere stato invitato.  Che tristezza! E a nessuno che venga in mente di festeggiare all’antica, con un a bella tavolata in campagna o, per chi non ce l’ha, in un agriturismo: ci sarebbe da ridire per queste scelte proletarie e potrebbe andare in crisi tutto un sistema economico che vive su questi cerimoniali, estensibili naturalmente a battesimi, cresime, prime comunioni, feste di compleanno, lauree, anniversari ecc. Pensate quanti disoccupati costretti a cercarsi un altro lavoro! Ultima nota: piange il cuore nel vedere l’impressionante quantità di cibo che si butta: si comincia con antipasti e stuzzichini vari e quando arriva il primo piatto si è già sazi, ma sono i secondi, per lo più a base di pesce a rimanere interi nel piatto, assieme ai contorni e  alla frutta, in attesa della dovuta e irrinunciabile fetta di torta: un’offesa per chi muore di fame, e per la natura che tanto bendidio produce perché gli uomini lo paghino per buttarlo in spazzatura.

Conclusione: non invitatemi per avere il regalo in busta e nemmeno  per partecipare all’abbuffata dello spreco. Posso venire a farvi gli auguri all’uscita della chiesa e, se proprio non posso farne a meno, lasciatemi la scelta di un regalo che vi faccia ricordare di me. Non soldi, è mortificante.

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