Sempre vergine

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Il dogma dice che Maria fu concepita, dai suoi genitori, Gioacchino ed Anna, senza la macchia del peccato originale, che tutti gli uomini e le donne si portano appresso:  la futura madre del figlio di dio non poteva avere addosso questa macchia e trasmetterla al figlio. Di là a presumere che tale stato si legasse alla verginità, cioè all’assenza del peccato sessuale, il passo fu breve.  Così come breve fu il successivo passo della teorizzazione di una verginità e di una purezza senza alcun tipo di peccato, da parte di Maria. Va ricordato che alla base c’è la convinzione cattolica di ritenere peccaminoso il rapporto sessuale, cosa che invece non era presente nell’ebraismo. Poiché il  figlio di dio non poteva nascere da un peccato, si è presupposta una verginità di Maria e un intervento fecondatore divino senza rapporti sessuali. Naturalmente, nel campo dell’immaginazione tutto è possibile. Lo studioso Arthur Peacocke ha fatto notare   che il cromosoma Y, che determina il sesso maschile è fornito dal maschio mediante gli spermatozoi e che quindi l’intervento fecondatore dello Spirito Santo va spiegato in tal senso. Ma, al di là di qualsiasi considerazione rimane il fatto che, pur accettando il mistero della fecondazione divina che non violerebbe la condizione verginale, questa non può in nessun modo permanere dopo il parto: infatti, se la verginità è determinata dall’integrità dell’imene, questo si rompe durante il parto, a meno di un parto cesareo che, ai tempi di Maria non esisteva. In realtà dio decide di fecondare Maria senza il consenso di lei, praticamente usa il suo utero per i suoi disegni di salvezza dell’umanità: mi astengo da qualsiasi ulteriore riflessione per non irritare i credenti, ma, per l’attuale governo l’utero in prestito è un reato. La verginità di Maria venne per la prima volta affermata nel  concilio di Costantinopoli, anno 553, fu  solennizzata per la prima volta come giorno di precetto il 6 dicembre 1708 con la bolla pontificia Commissi Nobis Divinitus di papa Clemente XI., ma divenne dogma l’8 dicembre (ecco perché la ricorrenza), del 1854 con Pio IX – e la sua bolla Ineffabilis Deus -dove si sostiene che la dottrina del concepimento virginale di Maria era stata rivelata da Dio in persona e che doveva pertanto essere fermamente creduta come tale da tutti i cattolici. Sino a quella  data c’era molta elasticità, nell’ambito della chiesa, nell’accettare tale credenza, così come, da sempre, ci sono state posizioni diverse anche presso i teologi. Dal 6 all’8 dicembre intercorrono solo due giorni, ma Pio IX non volle rinunciare a mettere il suo sigillo sulla festa, scegliendo la data dell’8.12. Da allora la festività è stata recepita anche nell’ordinamento italiano, dalla legge delle Guarantigie, ai Patti lateranensi del 1929 , all’art. 7 della Costituzione, che tale concordato recepisce, alle revisioni fatte dal governo Craxi con il concordato bis del 18.2.1984.

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